Troppa burocrazia, difficili condizioni di lavoro e poco personale. Sono alcuni dei punti cardine dello sciopero indetto dal Sindacato Medici Italiani (Smi) per oggi e domani. E i camici bianchi – anche in Sardegna – hanno hanno deciso di incrociare le braccia in segno di protesta: l’adesione è pari al 70% dei circa 980 medici di base in servizio nell’Isola.

Secondo la Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica, che sostiene la mobilitazione «la sanità è al collasso. È da oltre un decennio che manca una programmazione regionale per la Medicina di Base. I lunghissimi tempi per l’attribuzione delle titolarità in questi anni, hanno fatto sì che accrescessero le sedi vacanti privando numerose comunità sarde dell’assistenza primaria. La politica investe in nuovi servizi (ASCOT) depotenziando la Medicina di base, le Guardie Mediche e la qualità dell’assistenza. È di fondamentale importanza continuare a garantire ai cittadini il diritto di scegliere il proprio medico, un diritto sul quale si fonda il rapporto fiduciario medico-paziente. La carenza dei medici di famiglia non si risolve portando il limite degli assistiti da 1500 a 1800, né con le Case di Comunità con la minaccia di chiusura delle Guardie Mediche e ancor meno lasciando spazio ad ambulatori di quartiere privati».

Il primo problema da risolvere – per la Rete Sarda – è la carenza di personale sanitario. «Eppure – continua il comitato – nulla si fa per formare nuovi medici e per prevenire la fuga, dal sistema sanitario pubblico e spesso dalla Sardegna, di quelli già formati. Il sovraccarico di burocrazia, le condizioni di lavoro disumane, il mancato adeguamento degli stipendi rispetto all’Europa e alle altre regioni d’Italia, nonché la mancanza di agevolazioni che consentano l’accesso nelle sedi carenti più disagiate, fanno sì che i pochi medici formati seguano altri percorsi. Per l’inadempienza della politica, in materia sanitaria, intere comunità sono in stato di abbandono».

«La riorganizzazione della Medicina Territoriale ha un ruolo centrale nell’ambito della riprogrammazione del sistema sanitario pubblico. Ma se non si affronta il problema della carenza di personale sanitario e della sua valorizzazione in termini economici e di salvaguardia della dignità professionale, non ci sarà soluzione. Il medico di Medicina Generale per il sovraccarico di lavoro, necessita di spazi e tempi per ulteriori competenze assistenziali. Necessita di figure professionali preparate a coadiuvare e portare avanti aspetti burocratici, organizzativi e assistenziali che fanno parte della complessità del lavoro», conclude la Rete Sarda.

(Unioneonline/v.f.)

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