Dispiegheranno ogni mezzo possibile, schiereranno i vertici assoluti dello Stato, prometteranno soldi e prebende, a pescatori e Comuni, annunceranno per l'ennesima volta bonifiche mai fatte e bombe succulente da far schiantare impunemente sull'oasi naturalistica di Teulada e non solo. La grande partita di Stato per tentare di “salvare” i giochi di guerra in terra sarda è appena iniziata. Questa volta il calibro scelto dal Ministero della Difesa è quello massimo. In ballo c'è nientemeno che la sopravvivenza dei più voraci poligoni del Sud Europa, capaci da soli di foraggiare la grande industria bellica italiana, europea e non solo. Bombe e missili a gogò, per “devastare” isolotti e coste, infilzare spiagge e fondali. Una sorta di grande bersaglio di Nato & company, per “sforacchiare” l'Isola in lungo e in largo, senza tregua.

Trema la Difesa

Tremano in via XX settembre, sede romana del Ministero della Difesa. Questa volta il campo di battaglia non sarà a senso unico. Non sarà l'obice di un Leopard tedesco, prossimo all'arrivo nello schieramento dell'Esercito italiano, o quello di un vecchio Ariete di produzione tricolore a infrangere il paradiso terrestre di Capo Teulada. Dai poligoni interforze cosparsi nell'Isola alle aule dei Tribunali il passo non sarà semplice. In quel dicastero, da sempre, sono abituati a comandare, a ritenere le attività esplosive sempre al di sopra delle leggi, sia quando si è trattato di inquinare con Torio radioattivo o nanoparticelle aree immense o bombardare senza un perchè nuraghi e promontori intonsi.

Invocano la guerra

Non è una novità: invocheranno la guerra alle porte, l’esigenza suprema di dover difendere i confini della Patria da un conflitto che in realtà non si fa altro che alimentare, anziché dissuadere e risolvere. Del resto i vertici della Difesa, in forma anonima, lo hanno dichiarato apertamente rispondendo esplicitamente alle inchieste dell’Unione Sarda sulla gestione ambientale dei poligoni militari. La nota vergata come un cablogramma da servizi segreti non era sibillina: «Sardegna, territorio chiave per gli investimenti del comparto difesa». Come dire, la “colonia” militare dell’Italia non si può dismettere, anzi. La litania di Stato è buona per ogni occasione, un diktat senza appello: «L’Attuale quadro strategico non consente riduzioni attività addestrative delle Forze Armate». Come se questa terra, sole e mare, paesaggi e natura, fosse perennemente destinata ad “ospitare” il 70% dei giochi di guerra dello Stato italiano e della Nato, sia quella europea che americana.

Lenticchie & elemosine

Per compensare insularità e disagi conseguenti, dai trasporti all’energia, dalla sanità all’istruzione, i Palazzi di Roma si dimenticano persino di versare un piatto di lenticchie ed elemosine annesse, per le esercitazioni, invece, non perdono occasione per scaraventare nell’Isola la stragrande maggioranza dei bombardamenti dello Stato e della Nato, occupando 35mila ettari di paesaggi e natura per i giochi di guerra. Un’Isola ritenuta “strategica” per quel che decidono tra Quirinale, Palazzo Chigi e Montecitorio, “insignificante” quando c’è da risarcire il maltolto della storia e del presente.È per questo motivo che lo schieramento di Stato per difendere poligoni e bombardamenti alla vigilia dei processi amministrativi e penali sarà senza precedenti, tanto da pianificare lo spostamento della parata militare del 4 novembre, festa delle Forze Armate, dai Fori Imperiali di Roma al cospetto delle servitù militari in terra sarda.

La “parata" sarda

Non c’è l’annuncio ufficiale, ma i “Generali” della “comunicazione”, quelli che gestiscono i rapporti con l’informazione per conto del Ministero della Difesa hanno lasciate impresse le impronte vocali nei dispacci di redazione. Se non ci saranno ripensamenti, o meglio più attente valutazioni sull’opportunità, il Capo dello Stato Sergio Mattarella e il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, il 4 novembre prossimo sbarcheranno nell’Isola dei poligoni per “festeggiare” carri armati e contraeree, generali e militari.Un grande spot per la “Difesa” come bene supremo della Patria, quella italiana, poco importa se il 70% dei poligoni di Stato, però, è concentrato in una sola Regione, la Sardegna. Non è dato sapere se il numero uno del Quirinale arriverà nell’Isola con tanto di Flaminia decapotabile, ma di certo la regia dell’evento non sarà lasciata al caso.

Poligoni for ever

I messaggi della giornata dovranno essere chiari ed espliciti, come si conviene alle regole scritte nel manuale dell’imbonitore della Difesa: guai privare le forze armate dei poligoni sardi, figuriamoci proprio in questo momento. In realtà ogni occasione è quella buona per riaffermare la supremazia e i desideri dei Generali, fregandosene di voti parlamentari, di commissioni d’inchiesta e persino di pesantissimi processi penali a carico degli ultimi Capi di Stato maggiore della Difesa e dell’Esercito.Per quel giorno, il 4 novembre, in Sardegna ci saranno più stellette che turisti, quasi una marcia simbolica, giusto per far capire ai magistrati, a quelli del Tar Sardegna come alle toghe penali del Tribunale di Cagliari, che lo Stato è schierato.

Stellette & toghe

Quattro giorni dopo, però, l’otto novembre, in piazza del Carmine, sede del Tribunale Amministrativo Regionale, non ci saranno frecce tricolori e graduati. Nella sala delle udienze della Camera di Consiglio ci sarà, invece, un fascicolo pesantissimo: il ricorso presentato dall’avvocato Carlo Augusto Melis Costa in nome e per conto dell’Associazione Gruppo di Intervento Giuridico. L'oggetto è esplosivo: il decreto del Ministro Crosetto con il quale viene approvato il calendario delle esercitazioni militari in Sardegna per il secondo semestre del 2023. I legali dell'associazione non ci sono andati leggeri: quell'atto del Ministro è illegittimo. Il motivo illustrato nel ricorso non lascia molti margini di manovra: «nella materia ambientale viene in rilievo il bene primario della salute umana, garantito dall'art. 32 della Costituzione».

Decreto fuorilegge

Ad avvallare il ricorso è l’ultima decisione del Consiglio di Stato del 2022 che ha sancito l’obbligo della Vinca, la Valutazione di Incidenza Ambientale, per lo svolgimento delle esercitazioni. La massima Corte della Giustizia amministrativa si è spinta anche oltre ritenendo «necessaria la reiterazione della VINCA e della sua motivazione». Nel caso dei poligoni sardi non si pone nemmeno il tema dell’aggiornamento della valutazione ambientale: manca del tutto, non è stata mai chiesta e mai è stata concessa.

Udienza fissata

Ieri i giudici del Tar Sardegna hanno fissato l’udienza per l’otto novembre: in Camera di Consiglio devono decidere l’eventuale sospensione del provvedimento che autorizza le esercitazioni a firma del Ministro. Nel dispositivo di fissazione dell’udienza i Giudici hanno scandito nero su bianco una richiesta pesante come un macigno rivolta ai vertici ministeriali: «appare necessario acquisire in giudizio dal Ministero della Difesa una documentata relazione di chiarimenti sulla vicenda».

Carte che non esistono

Una richiesta non di poco conto che rischia di mettere spalle al muro i vertici della Difesa. Non sarà facile, infatti, fornire ai giudici amministrativi Valutazioni ambientali che non esistono, o peggio dimostrare che non esiste inquinamento dopo che è stato accertato in lungo e in largo. Basterebbero le relazioni dei consulenti della Procura di Cagliari per rendersi conto del disastro ambientale consumato a colpi di Torio radioattivo, di bombe e missili all'interno di un’area protetta come quella di Teulada o le relazioni delle Commissioni d’inchiesta parlamentari sull’inquinamento nei poligoni militari. Questa volta far finta di niente o produrre una relazione fatta in casa, con tante scuse e poche prove, potrebbe non bastare.

Impugnare il decreto

Infine, sul fronte interno alla Regione la componente sarda del Comitato Misto Paritetico per le servitù militari, quella che ha bocciato le esercitazioni del secondo semestre 2023, ritorna all’attacco. Con una lettera inviata ieri mattina al Presidente della Regione chiedono «di impugnare con urgenza il provvedimento del Ministro della Difesa che lede le prerogative autonomistiche della Regione Sarda, per i motivi sopra esposti, o di intervenire nel giudizio promosso da alcune associazioni nanti al Tar Sardegna». Insomma, non c’è tempo da perdere, subire in silenzio o reagire in Tribunale.

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