Le comunità di recupero per detenuti, soprattutto quelli giovani, come alternativa al carcere. Un percorso che in Sardegna trova concretezza nella comunità La Collina di Serdiana, gestita da don Ettore Cannavera.

Qui ha concluso la sua due giorni nell'Isola la Guardasigilli, Marta Cartabia. «Un esempio da seguire», ha detto al termine dell'incontro con il sacerdote. «Soprattutto può essere un importante alternativa al carcere minorile. Una sfida che don Ettore mi ha lanciato e che voglio raccogliere».

La Guardasigilli ha lodato la realtà carceraria sarda e i tanti esempi positivi di un territorio «che riesce a far squadra come pochi. Qui la rieducazione e il reinserimento funzionano e questo fa ben sperare. Sono stati due giorni in una terra meravigliosa e il finale in questa comunità è una forte carica di motivazione». I problemi certamente non mancano, soprattutto la carenza di servizi sanitari e psichici all'interno delle carceri: un aspetto che Cartabia ha girato anche all'assessore regionale alla Sanità, Mario Nieddu, presente nel pomeriggio trascorso alla Collina. 
Don Ettore Cannavera ha ripercorso la storia della comunità ricordando i tanti risultati ottenuti: «Il vicino carcere minorile di Quartucciu si è quasi svuotato. E il percorso di recupero qui funziona: parlano i numeri perché solo quattro su cento sono ritornati in carcere per aver commesso dei reati. In carcere la percentuale di recidiva sale al 70 per cento». Poi il momento toccante con le storie di alcuni ospiti della comunità e di una educatrice. 


 

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