Franciscus Cornelis Gerardus Maria per tutti è Frans Timmermans. Olandese dai modi bruschi, incallito europeista, innamorato dei mulini a vento, con la fissa delle pale eoliche da piazzare ovunque. Ursula Von der Leyen, la first woman d’Europa, lo ha scelto come suo vice esecutivo, ovvero il numero due effettivo di Bruxelles. La sua delega nella Commissione europea è la più pesante: il Green Deal e commissario europeo per l'azione per il clima. Lui, Timmermans, è la transizione ecologica in persona.

L’olandese d’Europa

Un potente d’Europa, socialista e nordista, poliglotta, ma soprattutto olandese. Le relazioni internazionali sono il suo pedigree. Senza scomporsi parla sei lingue: olandese, inglese, francese, tedesco, italiano e persino russo. Per capire di chi stiamo parlando basti un semplice riferimento al suo curriculum vitae: nel 1986 è arruolato nell'esercito reale dei Paesi Bassi come privato di prima classe per il servizio di intelligence e sicurezza militare olandese e come “russo” interrogatore di prigionieri di guerra.

Attenti a Timmermans

La domanda è lecita: cosa c’entra Timmermans con Sos Enattos, con la miniera di Lula, con il sogno sardo di portare nell’Isola dei Nuraghi l’Einstein Telescope, con le pale eoliche di Gomoretta? C’entra. Anzi, nello scacchiere delle scelte è lui che potrebbe fare la differenza. L’alter ego di Ursula, però, lo sa bene, o dovrebbe saperlo: in Europa si fanno, o si dovrebbero fare, gli interessi di 27 Stati. Interessi generali, li chiamano. In realtà, però, non sempre è così. L’uomo dei mulini a vento, quelli olandesi, sa perfettamente che cos’è l’Einstein Telescope, conosce come pochi altri la partita in gioco per attribuirlo all’Italia, dunque alla Sardegna, o al triangolo di Limburg, l’Euroregione per eccellenza, posizionata come per un miracolo della geopolitica tra Olanda, la sua Olanda, la Germania e il Belgio.

Bando alle ciance

Ne è talmente consapevole che, bando alle ciance, nei giorni scorsi, senza muoversi troppo da casa, si è precipitato, con la scusa istituzionale di un insignificante convegno di provincia, nel quartier generale dell’Einstein Telescope, quello progettato per l’incrocio intereuropeo, nella Regione del Limburg, una terra un po' olandese, un po' belga, un po' tedesca. Un triangolino di Paesi Bassi pronto all’uso, con la forza di tre Stati tutti schierati senza mezzi termini a sostegno dell’impresa: scippare con la forza della politica e dei soldi, con l’efficienza e la coesione di Germania, Belgio e Olanda, il sogno scientifico coltivato sulle pendici del Mont’Albo, nel cuore della Barbagia. La potente macchina dell’Euroregione avanza come una vera e propria armata arancione, senza badare a spese e con la determinazione di chi, sull’altare dell’Einstein Telescope, è pronto a sacrificare ogni dogma ambientalista, come quella dei moderni mulini a vento.

La rinuncia eolica di Frans

Chiedere a Timmermans di rinunciare alle pale eoliche è come chiedere ad un cacciatore di rinunciare al fucile. Eppure, l’uomo della transizione ecologica, nei giorni scorsi ha pronunciato il fatidico no, quello per i mulini a vento nel Limburgo meridionale, proprio dove le università nord europee vorrebbero realizzare l’Einstein Telescope, quello in salsa di tulipani e kartoffen.

La bibbia del Limburgo

Le sue parole pronunciate nella visita felpata nella terra d’origine sono già diventate la Bibbia di Frans: "Se l’interesse del Limburgo per il telescopio Einstein supera quelle turbine eoliche, allora deve prevalere". Quando il vice di Ursula solca l’ingresso del quartier generale di ET Pathfinder, una mega struttura propedeutica agli esperimenti da realizzarsi nelle viscere della terra, sa perfettamente quello che deve dire. E non saranno mezze parole. Il suo è un sigillo con i crismi che mal si conciliano con l’imparzialità di un commissario europeo, persino vice Presidente esecutivo.

Sentenza d’oro

La sua è una sentenza: «L'Euroregione ha l'oro nelle sue mani con il telescopio Einstein». Non si limita Frans, il suo entusiasmo è quello del tifoso: «Le strutture e l'ambiente per gli scienziati qui sono in ottimo ordine e l'infrastruttura è buona. Sono molto impressionato dal telescopio Einstein e sosterrò questa regione che ha l'oro nelle sue mani dall'Europa. C'è una domanda mondiale di questa tecnologia. Anche l'ET Pathfinder è già un pezzo unico di scienza in tutto il mondo».

Parola di Frans

Parola di Frans Timmermans, l’europeista eolico che di punto in bianco si trasforma nel nemico numero uno delle pale e del vento, ma a casa sua, con la dichiarata volontà di sostenere quel progetto “cosmico” da realizzare in quella landa tutta pianura, torba e marna al confine tra la potente Germania, il diplomatico Belgio e l’avamposto nordista dell’Olanda. Un sostegno esplicito tanto improprio quanto surreale. Un comportamento che l’Italia non solo non contesta, ma che finisce per avvallare con ritardi e scelte nefaste come quelle delle pale eoliche autorizzate sulle cime di Sos Enattos.

Olandesi senza pale

Gli olandesi, invece, non hanno perso tempo: parchi eolici, che pure qualcuno voleva impiantare su quelle terre, cancellati per sempre, con tanto di sigillo europeo. Ad avallare, per razionalità e intelligenza, la scelta di dire no alle pale eoliche da posizionare sopra il progettato Einstein Telescope è proprio il numero uno della politica green europea.

Sonni italiani

In Italia, in Sardegna, invece, ancora si dorme, a cavallo tra gli affari delle multinazionali eoliche in terra sarda e le complicità dei palazzi romani che perseguono senza pudore imposizioni stile colonia di Stato. Nella nazione che non s’è mai desta, infatti, continuano a prevalere gli interessi privati a scapito di quelli pubblici. Il Governo Draghi, ad ottobre scorso, infischiandosene di giudici e Comuni, di buon senso e rispetto ambientale, era riuscito a superare ogni logica.

Decreto suicida

Con un decreto di Palazzo Chigi aveva deciso di imporre sulla testa di Sos Enattos, la miniera di Lula destinata ad accogliere l’Einstein Telescope, una centrale eolica, quella di Gomoretta, capace di liquidare in un colpo solo l’ambizione di realizzare in terra sarda un esaltante parco scientifico e tecnologico in grado di guidare, dal cuore del Mediterraneo, una delle sfide cosmiche più ambiziose al mondo. A Limburgo ministri e commissario europeo alla transizione ecologica assumono decisioni per vietare qualsiasi interferenza eolica con l’Einstein Telescope, in Italia si fa un decreto, che nessuno ancora ha revocato, per conficcare le pale eoliche nel silenzio cosmico di Sos Enattos. Nella terra dei tulipani, però, non si sono limitati a fermare “manu militari” le pale eoliche, ma hanno messo in piedi un’azione a 360 gradi, diplomatica, scientifica, operativa e strategico economica. Stefan Hild, professore di fisica sperimentale all'Università di Maastricht e capo progetto di Einstein Telescope, quando si rivolge alla platea di Timmermans e compagni non trascura la "magia" delle onde gravitazionali, ma non disdegna ricordare che 25 università di 7 paesi stanno già collaborando all'interno di ET Pathfinder. Inconsapevole delle orecchie nemiche in sala si lascia sfuggire:« Per il nostro lavoro c'è un notevole interesse di Giappone e Stati Uniti». Lavorano a testa bassa in questo avamposto dell’Europa del nord. Il laboratorio è roba da Nasa, si entra in tuta e guanti, ci si muove solo dopo un ordine centellinato.

La Nasa di Limburgo

Le apparecchiature sono già assettate, ciclopiche e sperimentali, prove generali di quanto dovrà succedere nei sotterranei del futuro cosmico, quello del Limburgo o quello dell’Isola di Sardegna. Di certo qui brulicano le attività. Tutta l’area individuata in quel triangolo cosmico viene radiografata millimetro per millimetro. Una colonna marciante di tre camion imponenti, costruiti apposta, misurano hertz, trasmissioni terrestri e riflessi radar. Prima allineati nel perimetro dell’area e poi al suo interno. Le sonde, invece, perforano ovunque. Radar e centraline in ogni pertugio. L’obiettivo è prima di tutto la valutazione scientifica. Loro, tedeschi, olandesi e belgi sanno che la sfida con il silenzio cosmico di Lula è ardua, forse impossibile, ma tenteranno di non arrivare troppo indietro anche su quel versante. Sanno perfettamente che non tutti i parametri proposti alla comunità scientifica potranno essere i migliori, ma giocheranno la carta del mix dell’offerta. Le carte sul tavolo non sono di poco conto: laboratori ultramoderni già avanzatissimi e una rete d’imprese che non ha perso tempo. Da un anno a questa parte un piano transfrontaliero Interreg, che coinvolge i tre Stati, ha messo in piedi una sorta di grande progetto formativo per tutte le imprese del territorio, con la missione di farsi trovare pronti per fornire al progetto dell’Einstein Telescope tutto ciò che serve, dalla cantieristica alle professionalità scientifiche. Insomma, una scommessa totale, senza indugi. I ministri dei tre Stati non hanno perso tempo.

Il piano di Bonn

Alla fine dell’anno scorso, nel cuore della capitale istituzionale della Germania, a Bonn, hanno siglato ufficialmente un patto d’azione. Per tutti parla il più competente, il fisico teorico Robert Dijkgraaf, ministro olandese alla cultura e ricerca scientifica: «Il telescopio Einstein è un progetto fantastico. Per la scienza, ma certamente anche per la regione di confine tra Limburgo, Renania Settentrionale-Vestfalia, Fiandre e Vallonia. Oggi a Bonn abbiamo concordato di fare il prossimo grande passo». L’Italia, intanto, non ha ancora, avanzato la candidatura ufficiale. Le pale eoliche, quelle anglo-spagnole, per adesso, incombono come un epitaffio sulle viscere profonde e silenziose di Sos Enattos.

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