Liste d’attesa, i medici sardi bocciano il decreto “Taglia liste”: «Inutile, servono nuove assunzioni»
Ai camici bianchi chiesti altri sacrifici con l’intramoenia. I sindacati: «Organici insufficienti». Il fabbisogno di personale conteggiato dall’algoritmo di AgenasPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«L’intento è lodevole». Ma superato l’apprezzamento sui buoni propositi, i medici sardi bocciano il decreto “Liste d’attesa” a guida Meloni-Schillaci. Dopo la conversione in legge del 25 luglio, nell’Isola – come nel resto d’Italia – si teme che il provvedimento non smuova per nulla la cifra monstre di 20 milioni di visite arretrate, accumulate tra 2019 e 2021. Incluse quelle sarde.
Il decreto “Taglia liste” si fonda su un presupposto: per smaltire i vecchi appuntamenti, ai medici vengono chiesti ulteriori straordinari “ricompensati” con un aumento del 20 per cento sulla tariffa oraria più una flat tax del 15 per cento sui guadagni. Sono cento euro all’ora (60 per gli infermieri). «Ma senza un piano di assunzioni difficilmente si potrà incidere sui tempi d’attesa, visto che la domanda di sanità è sempre crescente mentre l’offerta resta povera», dicono da Cimo-Fesmed il segretario regionale Luigi Mascia e il delegato aziendale del Brotzu, Emanuele Cabras.
Non solo: «Sarà un algoritmo di Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) a conteggiare il fabbisogno di personale», aggiungono Mascia e Cabras.