Lo scontro tra Regione e ministero dei Beni culturali continua.

Il Consiglio regionale respinge al mittente le considerazioni - o meglio: critiche - del soprintendente di Cagliari e Oristano Fausto Martino, che ha lanciato un avvertimento sulla nuova legge urbanistica: "La strada seguita finora non è quella giusta".

LA RISPOSTA - Per Antonio Solinas, vicepresidente della commissione regionale Governo del territorio, Martino "non può esprimere giudizi così netti su una proposta della Giunta. Lo trovo prematuro e scorretto dal punto di vista istituzionale, un rappresentante dello Stato non può permettersi di fare ciò".

L'impugnazione della legge su edilizia e urbanistica, varata due mesi fa dal Consiglio, nasce proprio da una segnalazione dei Beni paesaggistici.

Ecco perché i rapporti tra le due istituzioni (Regione e soprintendenza) ora non è dei più distesi: "Per Martino vale lo stesso discorso fatto in passato sulle pressioni del Qatar: non sarà lui a scrivere la legge urbanistica ma il Consiglio, nella sua autonomia. È un dirigente statale e deve svolgere il suo compito. Spetterà alla Corte costituzionale e alla Presidenza del Consiglio verificare la regolarità delle norme", conclude Solinas.

IL SENATORE - L'impugnazione della legge è stata una doccia fredda per Giunta e maggioranza.

Anche il senatore Silvio Lai (Pd) non si aspettava una decisione simile da parte di Palazzo Chigi: "Credo la legge approvata dal consiglio regionale della Sardegna sulle manutenzioni non rappresenti l'esempio di quello che l'esecutivo nazionale deve bloccare e bocciare per preservare il nostro paesaggio. È evidente che le norme oggetto dell'impugnativa del governo non siano il viatico per deturpare il nostro paesaggio e, men che meno, per cementificare le nostre coste".

IL SOPRINTENDENTE - Intanto il soprintendente Martino torna sull'argomento e sui rapporti tra il piano paesaggistico e le varie leggi in materia: "Non ritengo necessario un nuovo Ppr, che è la cassaforte del patrimonio sardo. Non può e non deve essere scassinata dalle deroghe, in nome di uno 'sviluppo' incerto e dai contorni imprecisati. È proprio da quel Piano paesaggistico che si deve ripartire".

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