La Sardegna rischia una cancellazione di scuole senza precedenti. Lo prevede la legge di Bilancio approvata lo scorso 21 novembre dal consiglio dei ministri. La notizia ha iniziato a circolare tra gli addetti ai lavori, dopo la lettura del provvedimento, poi è finita sui siti specializzati e adesso all’attenzione dell’Anci Sardegna, l’associazione che raccoglie i Comuni dell'Isola. Che per bocca del presidente Emiliano Deiana lancia l’allarme.

Riservandosi di approfondire il tema, dice: «Serve una legge sarda sull’Istruzione e la Formazione in applicazione dell’articolo 5 dello Statuto che faccia leva sulla specificità linguistica, richiamata anche dalla norma nazionale. Altrimenti, anno dopo anno, si chiuderà tutto e dappertutto».

Prima spariranno le autonomie scolastiche, circa 700 in tutta Italia, poi potrebbero “cadere” le scuole vere e proprie. Tutta questione di dimensionamento e numero di studenti. E la Sardegna ha le caratteristiche peggiori. 

La competenza in materia  è della Regione. La legge di Bilancio prevede che il piano di dimensionamento  debba essere approvato  «entro il 30 novembre di ogni anno, nei limiti del contingente annuale individuato dal decreto. (...) Con deliberazione motivata della Giunta regionale può essere determinato un differimento temporale, non superiore a 30 giorni».

Se non ci dovesse essere accordo tra Stato e Regione, il governo entro il 31 agosto emana un decreto di natura non regolamentare  «in cui decide i contingenti dei dirigenti sulla base di un coefficiente non inferiore a 900 e non superiore a 1000» e in cui si terrà conto del numero «degli alunni iscritti nelle istituzioni scolastiche statali e dell’organico di diritto» e «integrato dal parametro della densità degli abitanti per chilometro quadrato». E qui si arriverebbe al massacro per l’Isola. 

Nei prossimi anni si arriverebbe a «un taglio di autonomie scolastiche senza precedenti nella storia», spiega Gianluca Corda, dirigente dell’istituto superiore Amsicora di Olbia e Oschiri. Per far comprendere l’impatto del provvedimento, il preside scende nel dettaglio: «Si consideri che già oggi, con il parametro dei 600 studenti per autonomia, ci sono scuole in Sardegna con oltre venti plessi su numerosi comuni diversi. Scuole», aggiunge, «dove il personale già si divide e si dovrà dividere su plessi distanti decine di chilometri, collegati da strade che non sono certo quelle della Lombardia o del Veneto, o di una metropoli dove ha senso avere istituti con numeri più alti».

Ed ecco un esempio: «Immaginiamo», aggiunge Corda, «un istituto scolastico del territorio dell’Ogliastra o della Barbagia, o della Gallura: con scuole che già oggi hanno plessi che vanno da Pattada, Buddusó, Alà dei Sardi e che magari dovrebbero arrivare a Padru, Loiri o verso il Goceano per raggiungere i 900 alunni».

Corda e Deiana sono sulla stessa linea: la Regione deve far valere la specificità, anche a seguito del riconoscimento dell’insularità in Costituzione. 

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