In ogni scacchiere di guerra che si rispetti, prima di tutto, si devono occupare gli aeroporti. E’ la regola aurea di ogni strategia militare per conquistare territori, mercati e potere. Mettere le mani sulle porte d’ingresso e d’uscita della terra promessa è l’inizio di ogni scalata. Figuriamoci cosa significa agguantare un aeroporto in un’Isola, nel bel mezzo del Mare Nostrum, a poche miglia dalla sponda africana, molte di più da quella italiana. Difendere il presidio di atterraggio e decollo per un’economia che ambisce allo sviluppo turistico è, dunque, come salvaguardare l’acqua e l’ossigeno. Senza quelle piste di decollo, senza il loro controllo, si diventa prigionieri di logiche lontane e affari d’oltremare. Comprare un aeroporto significa mettere le mani sullo sviluppo di una regione, di un territorio, o di un punto nevralgico dello scacchiere economico.

Porto Canale docet

Senza andare troppo lontano, a due passi dalla pista di Cagliari-Elmas, il Porto Canale ne è stata la drammatica testimonianza. Gestione totalmente delegata ad una società impegnata in altri porti, italiani e africani, la Contship, con un obiettivo chiaro: tenere sotto scacco la struttura sarda per favorire quelle di La Spezia e di Tangeri in Marocco. Ogni centralità geografico-logistica svanisce se gli interpreti hanno altri obiettivi e soprattutto altri interessi. In quel caso far morire il porto cagliaritano e far decollare quello africano e quello ligure, oggi in vetta a tutte le classifiche di crescita. Per l’aeroporto di Cagliari, e in generale per la struttura aeroportuale della Sardegna, lo scenario è da accerchiamento su larga scala, con la sottrazione all’Isola e ai sardi della governance di uno degli strumenti fondamentali per lo sviluppo e la crescita economica.

Chiavi di casa

Affidare le chiavi di casa a soggetti estranei all’economia dell’Isola, e lontani mille miglia dall’interesse pubblico generale, significa non essere più padroni e decisori del proprio futuro. Sulle rive dello scalo cagliaritano, adagiato sullo stagno di Santa Gilla, le grandi manovre erano da tempo tutte sotterranee, sino alla pubblicazione della nostra inchiesta con quei documenti che hanno ufficializzato lo sbarco nella compagine societaria dell’aeroporto di F2i, una delle più imponenti società di gestione del risparmio finanziario italiano. Certo, F2i dispone di appena uno 0.209%, apparentemente insignificante, ma che, proprio per la forza d’urto del soggetto, con un patrimonio gestito di oltre 6 miliardi di euro, costituisce il potenziale enclave con il quale tentare la scalata. Ora che i piani segreti e riservati sono finiti, obtorto collo, sulla carta stampata è molto più complicato mettere nero su bianco un aumento di capitale. Alla luce delle norme vigenti, non solo non è obbligatorio, nemmeno per ripianare le perdite di due milioni e 389 mila euro, postume della pandemia, ma sarebbe molto difficile da far spiegare e far accettare agli stessi organi di controllo.

Stratagemma non dovuto

Insomma, non c’è bisogno alcuno che il capitale azionario di maggioranza, quello della Camera di Commercio di Cagliari-Oristano, chieda al minuscolo-ciclopico socio milanese di coprire, attraverso un aumento di capitale, le eventuali perdite. Sarebbe sufficiente ridurre il capitale della società (attualmente di 13 milioni di euro) del corrispettivo della perdita o attingere alle cospicue riserve, senza dover spalancare il portone principale a F2i, pronta alla scalata del terzo aeroporto in salsa sarda, dopo quello di Alghero e di Olbia.

Obiettivo holding

Potrebbero, alternativamente, tentare la strada di una holding, uscendo totalmente allo scoperto, mettendo insieme la maggioranza delle tre società aeroportuali, consegnando in quel modo la maggioranza direttamente a F2i, in grado di governare tutti i processi successivi, fino alla totale scalata alla “proprietà” del sistema aeroportuale della Sardegna. In realtà, però, la regia occulta e silenziosa di questa operazione non sta aspettando la definizione degli assetti societari per mettere le mani sull’aeroporto del sud Sardegna. Anzi. Lo scacchiere interno allo scalo di Santa Gilla è ben delineato, con donne e uomini posizionati inaspettatamente nei punti chiave, tutti funzionali alla logica privatistica, e con legami a filo doppio proprio con quel socio che con lo 0,209% non dovrebbe contare niente e che, invece, di fatto, controlla tutto.

La dama volante

E’ una scalata tutta bancaria, finanziaria, di potere e di tanti, tanti, affari che si racchiudono in un semplice concetto: l’aeroporto di Cagliari è la porta d’accesso verso la Sardegna e verso la città capitale dell’Isola. In ballo c’è di tutto, dal rapporto con le compagnie aeree allo sviluppo immobiliare. Un filo rosso che si materializza il 4 giugno del 2020 quando il presidente della Camera di Commercio di Cagliari, Maurizio de Pascale, pronuncia i nomi e cognomi del nuovo consiglio di amministrazione. C’è di tutto e di più, ma soprattutto c’è lei, la dama volante, capace di passare dalla Presidenza della Sardinia Gold Mining, la società del disastro d’oro di Furtei, carica che risulta attiva dal 13 dicembre del 2008, al potentissimo ruolo di consigliere di amministrazione, dal 21 aprile del 2021, nientemeno che della BPER, la Banca popolare dell’Emilia Romagna che negli anni, con la complicità di politica e non solo, ha praticamente fagocitato l’intero Banco di Sardegna, trasformandolo in una modesta dependance emiliana.

Dalle banche all’uva

Per Monica Pilloni, la presidentessa dell’aeroporto di Cagliari, a cavallo tra un piano di volo per la stagione summer e i conti della banca dei tortellini, non sono mancati e non mancano nemmeno i rapporti diretti con Sardeolica, la società del vento della Saras, di cui risulta sindaco effettivo ancora in carica, sino alla carica di presidente del Consiglio di Amministrazione e amministratore delegato della Saras Ricerche sino al 2007. Tra le medaglie anche la carica di consigliere di amministrazione del Banco di Sardegna, sino a giugno 2001, prima della fine della gestione sarda e l’inizio di quella tutta emiliana. Nel palmares va segnalata anche la carica di sindaco effettivo, sino ad agosto 2009, della società agricola Cuccureddus specializzata «in coltivazione di uva» di proprietà del patron di Tiscali Renato Soru, a ridosso delle spiagge di Villasimius. Tra aerei, casseforti e piantagioni di uva in quell’incarico tutto al femminile c’è un mix che riannoda il bandolo della matassa. Tanti incarichi, ma non è dato sapersi chi realmente l’abbia designata alla guida dell’aeroporto e soprattutto con quale missione.

Fondazione & Bper

Nel 2020, non è un mistero per la Banca d’Italia, la Fondazione di Sardegna, (una sorta di braccio filantropico di quel che fu il Banco di Sardegna), «ha aderito all'aumento di capitale lanciato dalla Banca Conferitaria Bper sottoscrivendo nuove azioni Bper di nuova emissione per un totale complessivo pari ad euro 81.986.746». In pratica una quota partecipativa nella banca dell’Emilia Romagna «marginalmente superiore al 10 per cento».

Fondi & Fondazione

E non è nemmeno un segreto che dentro F2i compaia come “azionista” proprio la Fondazione di Sardegna. Nel capitale azionario dello scalo del Sud Sardegna il fondo finanziario nazionale entra attraverso F2i Ligantia, una società costituita ad hoc per mettere insieme, sotto lo stesso cappello, prima gli aeroporti di Alghero e Olbia ed ora quello di Cagliari. In questa sorta di holding aeroportuale sono i capitali e le quote a spiegare molte cose: F2i, la società madre, è titolare del 79%, mentre nella compagine azionaria di Ligantia compare, con il 5% di azioni, proprio la Fondazione di Sardegna, insieme all’11% della Global infrastructure Solutions e un altro fondo al 5%, tutti e due gestiti dal colosso finanziario americano Blackrock Infrastructure.

Il Senatore dei cieli

Il presidente di questa holding privatissima, dedita alle scalate aeroportuali sarde, è Roberto Barbieri, già senatore dell’Ulivo, che, nel contempo, per non farsi mancare niente, svolge anche il ruolo di presidente del Consiglio di Amministrazione di "Geasar Spa ", l’aeroporto di Olbia e della "So.Ge.A.Al - Spa" l’aeroporto di Alghero. Non gli mancano nemmeno gli incarichi continentali nella sua terra d’origine: dal 2017 è, infatti, amministratore delegato della Società Gestione Servizi Aeroporti Campani Spa, ovviamente in tutto e per conto della F2i. E’ lui il trait d’union per l’operazione Cagliari. Non passa settimana che qualcuno degli uomini di Ligantia non traguardi lo scalo di Santa Gilla. Per la presentazione dello sbarco di Volotea nella continuità territoriale sarda, con gli amministratori delegati della compagnia aerea spagnola, in prima fila, c’erano schierati tutti gli uomini di F2i, da Olbia ad Alghero, da Milano e Napoli.

I rapporti sottotraccia

Presenti in avanscoperta, dal general manager Alberto Perini a Fabio Gallo, l’amministratore dei conti della Riviera del Corallo e non solo. A Cagliari i vertici finanziari del fondo scalatore hanno già un avamposto di primo piano con cui si interfacciano senza far squillare il telefono: si tratta di David Cragnoletti, dal 2016 direttore commerciale dello scalo cagliaritano. Lui, già uomo F2i nella governance dell’aeroporto Sea di Milano, li conosce tutti e sa come muoversi. Il cerchio, però, non è chiuso.

La scalata dell’assessore

Nella holding dedicata alla scalata degli aeroporti sardi, F2i Ligantia, spunta, infatti, un consigliere di amministrazione inedito: l'ex assessore regionale del Pd, proprio ai Trasporti, Carlo Careddu, il successore di Massimo Deiana, dimessosi poco dopo la scalata di F2i all’aeroporto di Alghero. Il sottobosco di questa operazione per conquistare lo scalo intercontinentale di Cagliari è, però, solo agli inizi. Una partita con molte comparse e qualche burattinaio, tutti pronti a traguardare affari volanti in terra di Sardegna.

(2.continua)

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