La leggenda del santo venditoreTote Floris e il suo impero a 4 ruote
L'imprenditore nato con la passione per l'allevamento di conigli e l'agricoltura e passato poi alle auto Fiat. di LUCIO SALISPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
È nato con l'agricoltura nel cuore, ma il successo lo ha raggiunto vendendo auto. Prodotto abbastanza diverso dai conigli in cui riponeva la speranza di affermarsi nell'attività di famiglia. Aveva allestito un piccolo allevamento, li accudiva con amore, fino a quando il fiume Cixerri in libera uscita non ha spazzato via tutto. Forse perché nel suo destino c'era già scritto Fiat. Salvatore (Tote) Floris, nato (quasi per caso) a Cagliari, con solide radici a Uta, non ha dimenticato la débâcle giovanile: «Avevo fatto di tutto per salvarli, alla fine i miei dovettero tirarmi fuori dal fango col trattore». E i fratelli faticarono a consolarlo. A 71 anni, portati con disinvoltura, oggi spara un sorriso solare, mentre rievoca il dramma degli adorati conigli dalla plancia di comando della Novauto, il suo impero a 4 ruote: 14 mila metri quadrati in viale Monastir (11.500 coperti), 1500 macchine vendute all'anno, 29 dipendenti fissi, 11 milioni di fatturato. Non un capannone qualsiasi. Fino al '93, in viale Monastir n. 100 c'era la filiale Fiat, dépendance ufficiale della “real casa”, un posto in cui i clienti dovevano entrare col cappello in mano e raccomandarsi umilmente, per non aspettare i tradizionali 6 mesi prima di avere un'utilitaria a caro prezzo. Floris ci è arrivato nel '64 come venditore, retribuito a provvigione. Trent'anni dopo, l'ha rilevata «versando 11 miliardi e mezzo di lire, con un leasing in 12 anni da 125 milioni al mese. La notte pregavo il Signore che mi tenesse in buona salute. Una pazzia». Intercessioni divine a parte, una bella soddisfazione, per un mancato allevatore di conigli. Di Uta.
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