In Sardegna si mangia sempre meglio, lo dice il Gambero Rosso: ecco tutti i premiati
Il massimo riconoscimento per le trattorie a Arieddas di Sanluri e Osteria Abbamele di MamoiadaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
In Sardegna si mangia bene, anzi sempre meglio. È questa la fotografia che emerge dalla nuova Guida Ristoranti d’Italia 2026 del Gambero Rosso, presentata oggi a Roma.
Settantatré insegne recensite, tre in più rispetto all’anno scorso, e una quindicina di nuovi ingressi che testimoniano la vitalità di un’isola gastronomicamente in fermento, dove la qualità è ormai un dato diffuso, e non un’eccezione.
«Se uno apre la guida e si chiede se in Sardegna si mangia bene, la risposta è inequivocabile: sì, si mangia molto bene» — conferma Giuseppe Carrus, coordinatore regionale del Gambero Rosso. «Le insegne che abbiamo inserito raccontano tutte le sfumature del mangiare fuori casa: dai ristoranti alle trattorie, dai bistrot ai wine bar, fino agli etnici. E la cosa più interessante è che in tutta questa varietà si mantiene un ottimo rapporto qualità-prezzo, segno che la ristorazione sarda ha raggiunto un equilibrio maturo».
Trattorie d’eccellenza e nuove aperture
Al vertice si confermano due Tre Gamberi, massimo riconoscimento nazionale per le trattorie: Arieddas a Sanluri e Osteria Abbamele a Mamoiada. Due storie diverse ma complementari: la prima è il simbolo della ristorazione agricola di nuova generazione, ospitata dentro una cantina e basata sulla materia prima del territorio; la seconda, la storia di un cuoco che dopo anni di esperienze in Italia e all’estero torna nel suo paese per reinterpretare la tradizione in chiave contemporanea.
«Arieddas e Abbamele rappresentano due modelli perfetti di trattoria moderna – spiega Carrus –. L’alta cucina non è solo quella del fine dining, ma anche quella che passa per locali come questi, dove il territorio si rinnova senza perdere autenticità. Io auspico che in Sardegna nascano sempre più trattorie d’eccellenza: è un terreno che ci appartiene, e dove possiamo essere davvero un esempio per l’Italia».
Tra le novità più interessanti, la guida incorona come Novità dell’anno per la Sardegna Capogiro, il ristorante del 7Pines Resort di Baja Sardinia, guidato dallo chef Pasquale D’Ambrosio. Una cucina d’autore di respiro internazionale ma ancorata alla materia prima locale, «un progetto che dimostra come anche in un resort di lusso si possa costruire una proposta identitaria, fondata su sostenibilità e piccoli artigiani del territorio. È un segnale importante, perché racconta la direzione verso cui si sta muovendo la ristorazione sarda: una cucina che si emancipa dai cliché turistici e trova una sua voce». Capogiro che si ritrova, al suo primo ingresso in Guida, tra i ristoranti migliori della Sardegna con Due Forchette e 84 punti. In cima, tra tutti, il Fuoco Sacro, ristorante del Petra Segreta Resort di San Pantaleo, che sotto la guida dello chef Enrico Bartolini e una brigata gestita da Alessandro Menditto, è riuscito a sfiorare le Tre Forchette, grazie a una cucina fortemente territoriale, estroversa e contemporanea e una sala giovanissima, ma preparatissima e quasi perfetta. Subito dietro, tra i luoghi migliori dove mangiare nell’isola, Il Mattacchione di Olbia, La Spigola di Golfo Aranci, Luigi Pomata a Cagliari e La Saletta di Alghero.
Rispetto alla scorsa edizione, la differenza non è solo nei numeri ma nel tono generale. Se la Guida 2025 fotografava un sistema solido, concentrato nelle città e nei grandi centri, quella del 2026 racconta un movimento più diffuso e trasversale. «Oggi la qualità non è più un fenomeno urbano», osserva Carrus. «Ci sono trattorie di livello altissimo nei paesi dell’interno, bistrot che lavorano in modo impeccabile, e persino wine bar dove si mangia bene davvero. È un segnale di maturità: la Sardegna non è più un’appendice del continente, ma un laboratorio gastronomico con una sua identità piena».
La guida lo dice a voce alta: alle conferme degli anni scorsi, si affiancano nuovi nomi, come l’agriturismo Sa Mandra ad Alghero, eletto Miglior agriturismo. «Gli agriturismi – sottolinea Carrus – sono una delle chiavi del futuro. Raccontano la Sardegna più vera, quella che si riconosce nei sapori contadini, nelle paste fatte a mano, nella filiera corta. Vederli entrare in guida non è solo un premio, è il segno di un ritorno a un modo di mangiare sostenibile, consapevole e coerente con l’isola».
L’anno scorso erano 70 le insegne sarde presenti nella guida. Quest’anno, oltre all’aumento numerico, colpisce la diversità: più bistrot, più ristoranti d’albergo, più luoghi ibridi dove si sperimenta con equilibrio. «La Sardegna sta imparando che la qualità può passare anche da un panino ben fatto, da un piatto semplice ma eseguito alla perfezione, da una cantina curata e coerente. Non serve essere gourmet per rappresentare l’eccellenza», commenta ancora Carrus.
Un altro aspetto di crescita è la capillarità territoriale: dal Sulcis alla Gallura, passando per il Nuorese e l’Oristanese, i collaboratori del Gambero hanno «battuto l’isola palma a palmo». «Non partiamo da un elenco o da segnalazioni a tavolino», racconta Carrus. «Andiamo a cercare, a scoprire. Ogni ristorante, anche solo segnalato con poche righe, è per noi un ristorante premiato». Dietro i numeri si intravede un cambiamento più profondo. La cucina sarda contemporanea ha smesso di inseguire modelli esterni e ha iniziato a parlare un linguaggio proprio. Nelle pagine della guida tornano i piatti della memoria – su filindeu, pani frattau, il maialetto, le erbe di montagna – ma accanto a essi compaiono fermentazioni, tecniche moderne e contaminazioni dolci. «C’è una generazione di cuochi che non ha più paura di essere se stessa. Non deve dimostrare di essere “continentale”, ma sarda e contemporanea insieme. È questa la vera rivoluzione».
La Guida 2026 racconta dunque un’isola viva, curiosa, capace di tenere insieme memoria e futuro. Fuori dal coro, per scelta, tutte quelle insegne che si mantengono vive solo per poche settimane all’anno durante la stagione estiva, segno che la Sardegna gastronomica vera si sta muovendo in una direzione ben precisa, che vuole andare al di là del binomio turismo e mare, ma che cerca una stabilizzazione durante i 12 mesi dell’anno. E se mancano ancora le Tre Forchette, simbolo dell’eccellenza nazionale, la qualità media cresce in modo evidente. «Non serve guardare solo ai vertici. La vera forza di una regione si misura nella sua base, e in Sardegna quella base è solida, concreta e orgogliosamente legata al territorio. E questo, più di ogni punteggio, è il riconoscimento più grande».
Premi speciali:
Tre Gamberi:
Arieddas – Sanluri
Osteria Bàmele – Mamoiada
Qualità - prezzo:
CUCINAeat - Cagliari
Novità dell’anno:
Capogiro – 7Pines Resort – Baja Sardinia
La migliore cantina:
Il Fuoco Sacro del Petra Segreta Resort - Olbia
Il grande classico da non perdere:
Da Nicolo - Carloforte
Il menu vegetariano:
La Saletta - Alghero
Ci tornerei domani:
Mema - Pula
Miglior agriturismo:
Sa Mandra – Alghero
(Unioneonline)