Una Sardegna sempre più povera. È quello che emerge dal XX Report della Caritas su povertà ed esclusione sociale illustrato stamattina a Sassari nell’Aula Lessing dell’Università di Sassari. A spiegare i contenuti e i compiti dell’organismo sono stati in particolare don Marco Statzu, delegato regionale della Caritas Sardegna, e Raffaele Callia, responsabile del servizio studi e ricerche della Caritas regionale.

Quest’ultimo si è soffermato sui dati raccolti nel 2024: in Sardegna sono 128mila le famiglie che soffrono di povertà relativa, quella cioè che ha una spesa mensile per consumi pari o al di sotto di una soglia convenzionale. Un dato in aumento rispetto alle 118 mila del 2023. «Ma quello che preoccupa di più»,  afferma Callia, «riguarda la povertà assoluta, che è ferma nelle statistiche, ma non si tratta di un buon segno. Perché significa che si è cristallizzata e sarà molto difficile uscirne».

Sono poi 10.418 le persone – oltre la metà a Cagliari – che si sono rivolte ai 78 centri di ascolto della Caritas, distribuiti in 42 comuni sardi. La maggioranza è italiana, 63,2%, 42, 1% gli stranieri, e si ha una prevalenza di donne. «Sono loro», continua Callia, «a farsi più spesso carico dei problemi familiari».

Emanuele Floris
Emanuele Floris

La fascia d’età più colpita è quella tra 50 e 59 anni, spesso celibi, il 38,2%, superiore ai coniugati (32,2%). Un numero che racconta, come hanno fatto i vari relatori, la solitudine in crescita e la mancata di tessuti relazionali.

Uno degli aspetti ricorrenti è la bassa scolarizzazione di chi chiede aiuto che, per il 79,5%, ha un diploma di istruzione basso o medio-basso. Il 51,2% ha solo il diploma di scuola media inferiore e, purtroppo, viene sottolineato, la scala sociale si è fermata e di fatto si assiste al fenomeno della trasmissione intergenerazionale della povertà tra genitori e figli. Il 50,2% è poi disoccupato. «Ma anche chi ha un reddito»,  rimarca Callia, «dai pensionati ai lavoratori, non riesce ad andare avanti e viene da noi. Si tratta del 14,8% per i giovani e del 12,1% per i pensionati. Un quarto del totale».

Ed è del 54,6% il bisogno economico e lavorativo registrato dagli operatori Caritas. «Anche quando si lavora però, noi vediamo molte forme di lavoro “nero” che certo non possono aiutare chi le fa».

I beni materiali la fanno da padrone nelle richieste, l’87,2%, con un incremento di oltre 3 punti percentuali, mentre quelle di alloggio sono al 4,9%. Infine un dato relativo agli stranieri: nel complesso coloro che sono andati dalla Caritas sono 2734, perlopiù senegalesi e marocchini, e per il 58,2% a Cagliari.

Finestra conclusiva aperta da Stefania Pusceddu, referente del servizio comunicazione della Caritas regionale: «La povertà si associa con frequenza alla depressione»,  dichiara, «sono 42mila le persone che soffrono del fenomeno e sono prese in carico dal sistema sanitario, 140mila quelle che mostrano fragilità depressiva». Patendo quindi il doppio stigma della povertà materiale e della depressione.

A intervenire, oltre al rettore Gavino Mariotti e al vescovo di Nuoro Antonello Mura, anche il sindaco di Sassari, Giuseppe Mascia:  «La situazione è molto difficile»,  riflette, «noi non abbiamo un fondo unico sociale di cui ci sarebbe invece tanta necessità quando vengono a mancare le risorse per soccorrere chi ha bisogno».  

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