Nuraghi a presidio del territorio. Da millenni e nel presente, contro l’ipotesi di realizzazione in Sardegna del deposito unico nazionale dei rifiuti radioattivi. 

Le prese di posizioni sono state tante, unanimi e a ogni livello: il no è stato espresso da tutte le istituzioni interessate, dalla Regione all’ultimo dei comuni isolani. Ma il procedimento per le autorizzazioni, anche se in modo lento, va avanti. E davanti al ministero dell'Ambiente pende la fase di Scoping sulla “Proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI) ad ospitare il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi incluso in un Parco Tecnologico”, avviata dalla Sogin. 

 Le aree sarde prese in condirezione sono Albagiara, Assolo, Usellus in nell'Oristanese, Mandas, Siurgus Donigala, Segariu, Villamar, Setzu, Tuili, Turri, Ussaramanna, Nurri, Ortacesus e Guasila.

La presidente della Regione, Alessandra Todde, all’inizio del mese ha chiesto un incontro al ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Pichetto Fratin, per ribadire l’opposizione sarda già manifestata con atti ufficiali adottato dal Consiglio regionale. 

Poi ci sono le carte depositate nell’ambito della procedura ministeriale. A produrle è il Comune di Usellus. «Le aree individuate interessano il territorio dell’Alta Marmilla, caratterizzato da un agroecosistema prevalentemente agropastorale. Queste zone ospitano numerose aziende zootecniche che producono latte  destinato alla trasformazione in formaggi tipici, quali Fiore Sardo DOP, Pecorino Sardo DOP e Pecorino Romano DOP. In alcuni casi», si legge, «la trasformazione avviene direttamente in mini-caseifici aziendali. Inoltre, si producono carni di pregio, come l’agnello di Sardegna IGP». 

L’equilibrio di questo sistema agricolo, prosegue il documento «è il risultato di un’interazione armoniosa tra uomo e ambiente, che ha permesso la conservazione dei suoli e delle risorse naturali, evitando interventi invasivi. I suoli autoctoni si sviluppano all’interno di un reticolo idrografico complesso e delicato, non completamente riportato nelle cartografie ufficiali. Questo si estende tra i massicci del Monte Arci e della Giara, entrambi sottoposti a vincoli ambientali».

Per questo tre dei Comuni previsti nelle mappa delle aree idonee (Usellus, Albagiara e Assolo) stanno provvedendo a riscrivere le carte, affinché vengano prese in considerazione  per dire no al deposito. 

Ma contro le scorie ci sarebbero altre ragioni: «La Sardegna è notoriamente una terra dalla storia millenaria, le cui vestigia caratterizzano l’intera Isola, inclusi i territori dell’Alta Marmilla». Dove insistono almeno numerosi siti archeologici con «elevato valore storico e ruolo come vincoli territoriali». Sono:  “Nuraghe Mialis, necropoli e insediamento Ena S’Argiolas”, “Nuraghe Stampasìa” e “Nuraghe San Pietro”, “Tomba di giganti Montrigu Pastoris” e “Nuraghe Caìu”,  tutti già vincolati. E nuraghe Calapixina e insediamento romano”, per i quali è stato avviato il procedimento di dichiarazione di interesse culturale. Monumenti millenari che sarebbero a due passi dalle scorie radioattive di tutta Italia, se mai la scelta dovesse ricadere sulla Sardegna. 

(Unioneonline/E.Fr.)

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