Lavorano 49 ore a settimana, più della stragrande maggioranza degli altri lavoratori e lavoratrici, e forse per questo sognano una fuga in un paradiso tropicale ma pure una bella vincita al Superenalotto. Nel 2016, secondo l'Istat che ha pubblicato il rapporto "Le casalinghe in Italia", nell'Isola 226 mila donne si dichiarano casalinghe. La loro età media è 60 anni.

Quelle più anziane, con 65 anni e più, sono circa 90mila e rappresentano quasi il 42% del totale, quelle più giovani non sono neppure una su dieci.

È questa la tipologia di donna che fa solo i lavori di casa, bada a figli e marito, e vive in Sardegna.

L'IMPEGNO - Le casalinghe non sono donne che stanno con le mani in mano. Lavorano senza percepire una retribuzione oltre 2.500 ore l'anno, senza considerare ferie, naturalmente, dunque molto più dei lavoratori e delle lavoratrici occupati al di fuori delle mura domestiche.

Anche gli uomini però sono cambiati, soprattutto i più giovani: cucinano, fanno la spesa, puliscono casa e si prendono cura dei figli. Ma lavare e stirare questo no: resta un compito esclusivamente femminile, anche quando la donna lavora.

LIVELLO DI ISTRUZIONE - Nel 2016 succede ancora che più di tre casalinghe sarde su quattro, più o meno 150.000, hanno come titolo di studio, al più, la licenza di scuola media (ma spesso è quella elementare).

"Questi dati sono preoccupanti", afferma la segretaria Cgil Caterina Cocco.

"Occorre incrementare le politiche sulle pari opportunità e la diffusione dei servizi, per i bambini e per gli anziani, perché è sulle spalle delle donne che si scarica la responsabilità di cura della famiglia, della casa, dei figli e dei genitori anziani".

Restare a casa, per molte di queste donne, non è una scelta ma un obbligo dettato principalmente da due fattori: "Da una parte i bassi livelli di istruzione, dall'altra la difficoltà di conciliare i pesanti carichi familiari che gravano sulle donne con un lavoro", sottolinea Cocco.

Da qui la necessità di investire sulla formazione e sulla realizzazione di una rete pubblica di servizi: "In questo modo", aggiunge, "si aiuterebbero anche le giovani madri a non abbandonare il lavoro dopo la nascita del primo figlio, una scelta più diffusa in Sardegna e nel Mezzogiorno che nel resto d'Italia".
© Riproduzione riservata