Si teme che sia in pericolo: troppi interrogativi sono rimasti aperti su quella vicenda che nell’estate dell’89 fece tremare Carbonia. Tore Pirosu ha sempre fatto intendere che la verità è emersa solo in parte, che qualcuno ha continuato a minacciarlo affinchè il mistero sull’omicidio di Gisella Orrù resti negli ambiti dell’esito processuale: la condanna di Licurgo Floris, suicidatosi a Buoncammino nell’Ottobre scorso, e la sua, a ventiquattro anni in secondo grado. Era finito a Porto Azzurro con i suoi segreti. “Pentito” in primo grado, aveva detto di aver partecipato al tragico festino nella spiaggia di Matzaccara dove la ragazza venne uccisa con uno spillone conficcato nel cuore e poi gettata in un sifone. Allora non convinse i giudici che lo condannarono a trent’anni e assolsero Floris. Più tardi, nel 91, sentenza ribaltata: condanna per Pirosu, considerato corresponsabile del delitto, e per Floris, trent’anni. Da allora la vicenda di Gisella ha mantenuto tutte le sue ombre. Anche quelle di un personaggio a conoscenza della verità, ma ora indagato per calunnia, citato dalla famiglia di Floris. Da qualche tempo Pirosu non sta bene: problemi con la memoria, difficoltà a ritrovare la strada di casa. Potrebbe essere il motivo di questa sparizione. Per ora è l’ennesimo capitolo del mistero di Gisella.
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