Polemiche sui soccorsi richiesti da alcuni escursionisti che, nella mattina di sabato 25 gennaio, hanno avvistato l’imbarcazione semiaffondata, intorno alle 9.20, al largo del mare dell’Isola Rossa. Si trattava del semicabinato di 6,5 metri incagliatosi in una secca dove all’interno si trovavano Pietro Satta, il ristoratore sassarese di 48 anni e l’amico genovese Maurizio Rossi di 71 anni, entrambi morti nel naufragio accaduto poco distante dalla spiaggia La Marinedda.

«Mentre eravamo a fare una passeggiata lungo i sentieri della costa, ad un certo punto abbiamo visto questa cosa in mare, molto lontana da noi, e non capivamo cosa fosse, se un'imbarcazione rovesciata oppure una carcassa di un qualche animale marino. Fatto sta che abbiamo chiamato alle 9.37 la Capitaneria di Porto Torres segnalando il fatto ed esponendo il nostro dubbio se fosse l'una o l'altra», è scritto nel post degli escursionisti. «Chi ci ha risposto ha detto che loro non avevano avuto nessuna segnalazione, come se la nostra non fosse tale, e che non ci potevano fare niente, decidendo che non era una segnalazione degna di essere approfondita. Al che abbiamo chiamato anche il porto turistico dell’Isola Rossa ed anche loro sono rimasti stupiti dalla risposta che ci aveva dato la Capitaneria».

L’operazione dei soccorsi è scattata alle 12.40, dopo che due sub della zona avevano verificato la presenza di due corpi all’interno della imbarcazione, ormai vicino alla scogliera. Nelle foto scattate dagli escursionisti si osserva che la barca era lontana dal banco di scogli. 

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