L’opposizione in blocco diserta la seduta del Consiglio Comunale di Tempio per protestare contro il sindaco Gianni Addis. 

È successo oggi, nell’ultima seduta prima della pausa estiva. I consiglieri Marina Tamponi, Nicola Comerci, Alessandra Amic e Alessandro Cordella, nei giorni scorsi avevano contestato Addis. Dice la segretaria del Pd, Marina Tamponi: «Non si sono fatti Consigli comunali dal 31 maggio e nessun Consiglio comunale con possibilità di presentare interrogazioni dal 21 marzo. La sede opportuna di confronto e discussione sulle problematiche e criticità della nostra città (o di quel che ne rimane) non appare più possibile all’interno del Consiglio Comunale e la compressione e limitazione del diritto/dovere dei consiglieri di partecipare alle sedute appare ormai inaccettabile».

Il gruppo consiliare, Tempio Cambia, ha spiegato le ragioni della protesta con una nota: «Il gruppo consiliare per la prima volta dall’inizio della consiliatura ha deciso compatto di non partecipare a una seduta del Consiglio comunale, quella convocata per il giorno 31 luglio, per protesta nei confronti dell’atteggiamento del sindaco e della sua maggioranza. È ormai cosa nota che i consigli comunali vengono convocati soltanto in riferimento a scadenze e obblighi di legge, in particolare quando si verificano adempimenti relativi al bilancio che, per regolamento, non contemplano la possibilità di inoltrare interpellanze e interrogazioni. In questo modo le sedute del Consiglio vengono ridotte a semplici momenti di ratifica delle decisioni assunte in solitudine dalla giunta, senza consentire ai consiglieri, come dovrebbe essere, di intervenire sul merito e avanzare critiche o proposte. Ne deriva una gestione oligarchica della città, come ormai appare chiaro agli occhi di tutti i cittadini e le cittadine. A ciò si aggiunge la continua e ripetuta convocazione delle sedute in ore antimeridiane, che crea notevole disagio ai membri della minoranza e a coloro che vorrebbero assistere alle sedute, spesso impossibilitati a partecipare per ovvi motivi di lavoro». 

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