«Siamo tutti Franco». Così, qualche giorno fa, parlò Nannino Marteddu, primo cittadino di Orotelli.

Franco sta per Franco Saba, il sindaco di Ottana che, venerdì, davanti a centinaia di persone (amministratori, operai, imprenditori, cittadini) ha ritirato le dimissioni. Ma in un clima esplosivo è bastata la minaccia di Franco per fare rumore.

Cosa ha fatto Saba? Ha gridato basta, a tutto. Alle mogli degli (ex) operai che bussano in Municipio per un tozzo di pane, ai vigliacchi del muretto a secco, alle promesse e all'incapacità di chi ha più poteri (e più soldi) dei sindaci, cui non resta - frase fatta più volte utilizzata in questo spazio - che ululare alla luna. Soli come cani. Il Partito dei Sardi più di altri, in un momento di confusione politica, ha sposato una causa che deve essere di tutti. Una trasversalità che potrebbe segnare l'inizio di un nuovo impegno civile.

Come ha detto Costantino Tidu, sindaco di Teti e commissario di quel che resta della Provincia di Nuoro, «i problemi di Ottana e della Sardegna non hanno colore politico».

Per Emiliano Deiana, primo cittadino di Bordigiadas e presidente dell'Anci, «la Sardegna soffre di due centralismi, uno a Roma, l'altro a Cagliari».

Con un filo rosso, per dirla con il sindaco di Nuoro Andrea Soddu: «Il lavoro al primo posto». Chissà, dal seme piantato tra le ceneri di Ottana da Franco, Franco Saba, potrebbe nascere qualcosa.
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