Santa Teresa Gallura celebra il suo gemellaggio con Ponza
Una delegazione dell’isola ricevuta dalla sindaca Matta e dell’assessora CoppiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
“Tanti ponzesi sono venuti qui a cercare fortuna e io oggi, a distanza di anni, con orgoglio vi dico, che ‘li punzesi, a Lungoni, ci l’hanni fatta’; si sono riscattati, eccome che si si sono riscattati! Con il loro duro lavoro, hanno messo su le loro famiglie, si sono costruiti le loro case, hanno fatto studiare i loro figli, chi ha voluto, e chi non ha voluto studiare si è realizzato nel mondo del lavoro; sono andati avanti ed hanno contribuito, concretamente, alla crescita di Santa Teresa, si sono integrati, nella comunità teresina. Oggi io dico, Viva Ponza, viva li punzesi, e viva Santa Teresa che ci ha accolto!”. È con questo entusiasmo che Samanta Coppi, assessora alla sanità e servizi sociali assessora di Santa Teresa Gallura, d’origine ponzese, ha ricevuto con la sindaca, Nadia Matta, ha ricevuto una delegazione della gemellata località laziale di Ponza, col sindaco Francesco Ambrosino in testa, in visita in paese.
Dalla fine dell’800 infatti un numero notevole di pescatori di Ponza iniziò a giungere in queste acque, con le loro barche a vela o a remi, per la pesca; nel giro di poco tempo iniziarono a trasferirvi anche le loro famiglie e i figli, cresciuti, alcuni si sposarono con giovani o giovinette del luogo, iniziando un processo integrativo sebbene l’identità ponzese delle proprie origini, coltivata e trasmessa all’interno delle famiglie, sia rimasta fortemente e significativamente presente.
“I miei bisnonni - ha raccontato Samanta Coppi - arrivarono a ‘Lungoni’, da Ponza, nel 1900, mio nonno Siluè (Silverio) Aprea e ‘minnanna’ Palmiriella (Palmina) Vitiello, con tre figlioletti, la più grande Zia Annella, zia Pascalino e ziu Rabellucciu. E dopo questi tre ne arrivarono altre cinque, di figli, tra questi mia nonna, Luisa Aprea. Lei si sposò con un Coppi, nato e cresciuto a Santa Teresa ma di origini piemontesi; morì giovane, lasciando mia nonna con cinque figli; e si dovette rimboccare le maniche, per tirare su la famiglia. Oltre ai miei bisnonni - ha proseguito - arrivarono tanti altri da Ponza, prima e successivamente al 1900. E noi, loro discendenti, siamo qui ad accogliervi. I nostri avi volevano inseguire una vita migliore, volevano riscattarsi da una condizione economica e sociale precaria, sono venuti qui a cercare fortuna; e “ci l’anni fatta!”.
