Olbia, così i nuovi padroni della Siria raccoglievano fondi in Sardegna
L’impresario siriano Anwar Daadooue e i legami del gruppo armato Jabhat al-Nuṣra con l’IsolaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il suo nome è su tutti i giornali del mondo, Abu Muhammad al Jolani è il leader del fronte jihadista che ha rovesciato il regime dell’autocrate siriano Bashar al-Assad. Un personaggio noto per la taglia da 10 milioni di dollari che gli Stati Uniti hanno messo sulla sua testa e per il legame con Al Qaeda della sua formazione, Jabhat al-Nuṣra, almeno sino al 2016.
Jabhat al-Nuṣra è il gruppo armato che sarebbe stato attivo in Sardegna sino al maggio del 2018, quando nell’Isola e in Lombardia scatta un’operazione (una quindicina di arresti) che ferma un flusso di denaro destinato all’acquisto di armi, medicine, furgoni e attrezzature utilizzati nella guerra contro Assad. E a Olbia ci sono, secondo gli investigatori, i “colletti bianchi” dello jihadismo, uomini d’affari che “girano con la macchinetta contasoldi custodita in una valigetta”.
Il personaggio principale di questa storia è l’impresario siriano Anwar Daadooue. È lui, secondo la Dda di Cagliari, il “colletto bianco” che raccoglie i fondi per Jabhat al Nusra. Il personale della Digos di Sassari trova un suo “ufficio di rappresentanza" aperto nella città siriana di Raqqa, sino all’ottobre del 2017 capitale del Califfato nero. Anwar Daadoue, 55 anni, non è personaggio che passa inosservato. A Olbia, sino al 2018 (quando sparisce nel nulla), è titolare di imprese edili che ottengono importanti commesse pubbliche. Daaodue ha realizzato opere nell’ex arsenale di La Maddalena (cantiere del G8), all’interno dell’aeroporto Costa Smeralda e del Mater Olbia e anche in diverse località del Sassarese (Stintino). Sfugge all’arresto nel 2018, ma viene fermato in Danimarca e trasferito in carcere. Evade da una cella di un penitenziario di Copenaghen poco prima della estradizione in Italia. I difensori di Anwar Daadoue (i penalisti Angelo Merlini e Donatella Corronciu) hanno sempre sostenuto che non è un terrorista, ma un oppositore del dittatore Assad.
Nel maggio scorso la Corte di Cassazione ha confermato la condanna di Daadoue a sette anni di carcere (insieme ad altre due persone) per il sostegno alla organizzazione terroristica Jabhat al-Nuṣra. A quanto pare l’impresario in queste ore si trova, da vincitore, nella città siriana di Idlib, dove sta prendendo corpo il governo del dopo Assad.