Rimbalza sulle cortecce di sughero segnate dal tempo, leviga e modella come Michelangelo i graniti bianchi e selvaggi che si irradiano sul proscenio della Gallura più profonda. È forte e rigoglioso il vento che qui, da sempre, spazza i crinali della terra dei Millenari, pettinando a favore di maestrale gli olivastri che da quattromila anni svettano nel Pantheon dei patriarchi della natura. I vitelli, appena svezzati da un pascolo tanto ardimentoso quanto frugale, godono di una messa in piega perenne che si inerpica per promontori e sinuose vette impregnate di querce possenti e ginepri inespugnabili. La strada per svettare nel cuore della terra che traguarda la Costa Smeralda è tortuosa. Inutile sperare di passare da Monte Pino, la montagna e la lingua d’asfalto che l’attraversava sono ancora squarciate, come quel maledetto 18 novembre di dieci anni fa quando l’alluvione si schiantò a valle, devastando Olbia e non solo.

La lezione dei catorci

Il paesaggio è illibato, fatti salvi quattro vecchi catorci che macinano il vento a bassa quota, non più di 25 metri d’altezza. Arrugginite dal tempo e dall’ingordigia di chi aveva tentato un primo assalto eolico al territorio, quelle quattro pale lungo il percorso per scalare la Gallura dell’interno sono uno schiaffo all’intonso skyline scolpito dalla natura nei millenni passati. Eppure, come se quella lezione di degrado, contenuta e abortita, non fosse bastata, in questo esclusivo parterre di natura e storia, archeologia e paesaggi unici, si sta per abbattere un vero e proprio agguato di lobby e affaristi, multinazionali del vento e predatori d’ambiente. Prima di varcare la porta d’ingresso di questo paradiso per depositare progetti campati per aria, irrispettosi e oltraggiosi della natura, non hanno avuto nemmeno la bontà di ascoltare il più intimo testamento di uno dei più eccelsi cantori di queste valli.

La magia di Faber

Fabrizio De André che di questi luoghi è stato protagonista e mistico interprete amava ripetere: «Questo luogo è una magia, dà tanta gioia per l’anima, anche quando torni a casa distrutto dalla stanchezza. Ti appaga e non lascia spazio alle inquietudini. Vivere questa dimensione è il modo più semplice ma anche il più profondo di vivere questa terra». Chissà se Faber, che nell’Agnata di Tempio ha costruito la sua oasi di vita, avrebbe mai accettato quel sacrilegio che da settimane giace tra le scartoffie del Ministero che fu dell’Ambiente, trasformato dalle lobby in dicastero della speculazione rinnovabile. E chissà se il cantastorie dell’Hotel Supramonte, per fermare l’incedere di questi personaggi con tanto di progetti e denari in tasca avrebbe invocato i tratti somatici che riconosceva ai sardi: « Sono una etnìa rivolta al futuro e rispettosa del passato».

In realtà, se si dovesse consumare lo scempio che avanza indisturbato nelle stanze dei Palazzi romani, non solo verrebbe deriso il passato, ma persino ogni sogno per il futuro cadrebbe senza speranza. Devastare, come accadrebbe se venissero approvati i progetti eolici presentati in questo lembo più interno della terra di Gallura, significherebbe attentare senza attenuanti alle straordinarie potenzialità legate all’esclusività e unicità del paesaggio e dell’ambiente, minando lo sviluppo turistico, quello legato al valore inestimabile dell’identità e della storia, del patrimonio naturalistico e del suo motore economico. Non è dato sapere come i signori del vento siano giunti sin qui, a ridosso del S'Ozzastru, al cospetto de Su Babbu Mannu, il grande patriarca degli olivastri.

Unica certezza è che si sono dati appuntamento, tutti nello stesso momento e allo stesso punto. In meno di sei mesi il quadrante tra Luras, Tempio, Sant’Antonio di Gallura e Calangianus, il cuore storico delle zone interne del nord dell’Isola, è diventato terra di conquista con almeno sei progetti depositati nel protocollo della Valutazione di Impatto ambientale del Pnrr, con tanto di multinazionali e sconosciute società pronte a commercializzare l’eventuale autorizzazione ad impiantare quella giungla di ferraglia nel bel mezzo di quelle ciclopiche statue di granito che si ergono come monumenti alla natura nel proscenio di queste intonse montagne.

Non è dato sapere come i signori del vento siano giunti sin qui, a ridosso del S'Ozzastru, al cospetto de Su Babbu Mannu, il grande patriarca degli olivastri. Unica certezza è che si sono dati appuntamento, tutti nello stesso momento e allo stesso punto. In meno di sei mesi il quadrante tra Luras, Tempio, Sant’Antonio di Gallura e Calangianus, il cuore storico delle zone interne del nord dell’Isola, è diventato terra di conquista con almeno sei progetti depositati nel protocollo della Valutazione di Impatto ambientale del Pnrr, con tanto di multinazionali e sconosciute società pronte a commercializzare l’eventuale autorizzazione ad impiantare quella giungla di ferraglia nel bel mezzo di quelle statue di granito che si ergono come monumenti alla natura nel proscenio di queste intonse montagne.

C’è la multinazionale spagnola dell’acqua, “Acciona Energia Global Italia S.r.l.” , la multiutility che in Sardegna già governa i reflui fognari grazie all’appalto del secolo vinto in solitudine per la gestione del novanta per cento dei depuratori di Abbanoa. Una compagine tutta iberica che pianifica di spostare gran parte del proprio business in terra sarda dal bene idrico a quello del vento. Il progetto è nel titolo: «Costruzione ed esercizio di un impianto di produzione di energia elettrica da fonte eolica on-shore denominato "Campovaglio", nei Comuni di Tempio Pausania e Aglientu, costituito da n. 11 aerogeneratori, avente potenza nominale massima di 77 MW, integrato con un sistema di accumulo di potenza massima di 20 megawatt».

Pale eoliche alte quanto 67 piani di un grattacielo d’acciaio che grattugia il cielo nel versante sud-nord da Tempio verso Aglientu. Non poteva mancare Sorgenia, la società eolica di F2i, il fondo parabancario, che ha messo nel mirino, insieme all’americana Black Rock, gli aeroporti sardi, da quello di Alghero sino a quello di Olbia, passando da Cagliari. Ai signori dell’alta finanza italiana non poteva sfuggire lo “slot” eolico dell’alta Gallura. È per quel motivo che anche i “Sorgenia boys” si sono presentati puntuali e indefessi all’appuntamento senza preavviso. L’obiettivo, l’ennesimo, è quello di “sbancare” anche loro un pezzo di entroterra gallurese con un progetto dal nome apparentemente locale “Sinnada”. L’area prescelta per le otto pale da 210 metri d’altezza è quella dell’agro del comune di Luras, con opere di connessione ricadenti parzialmente anche nel comune di Calangianus.

Potenza pianificata quasi 50 megawatt e una batteria di 32. Lo sbarco più imponente, e anche più datato, nel quadrilatero di granito e sughero lo propone un'altra multinazionale in salsa padana, la A2a, proprietaria attraverso le solite matrioske da diecimila euro, della VGE 04 srl. Il progetto giace da tempo al Ministero dell’Ambiente con l’incipit orografico: “Parco Eolico Petra Bianca", 14 pale eoliche per una potenza complessiva di ben 84 megawatt. La dislocazione è tutta concentrata tra Luras, Tempio Pausania, Calangianus e Aggius.Sul versante nord della scalata alla terra degli olivastri millenari si presenta a fine ottobre scorso una società dal nome che è tutto un programma: Myt Eolo 1 srl. Il diagramma dei soci sfugge al contabilizzatore societario, anche se il primo generatore è riconducibile ad una società Renx Italia con addentellati nei Balcani, dalla Macedonia all’Albania, passando per la Polonia. In questo progetto c’è l’incursione sul versante nord della diga del Liscia.

Il groviglio di ferraglia da impiantare, non a caso, ha un nome esplicito: "Parco Eolico Bassacutena". La potenza dichiarata è di 61,2 megawatt. Un’operazione tutta concentrata nell’isola amministrativa di Tempio Pausania.Chi ha smanie imperialiste nel vento del nord è Gaetano D’Oronzio, un signore del vento che tenta la scalata con il "Parco Eolico Gallura". È lui a capo della “Sardegna prime srl”, una compagine con una moltiplicazione smisurata di “responsabilità limitate” tutte dedite alla slot machine dell’eolico e delle rinnovabili. Il “suo” vento lo vorrebbe catturare tra Tempio, Luras e Calangianus con 11 aerogeneratori dalla potenza complessiva di 79,2 MW, e un sistema di accumulo di energia, una batteria di potenza pari a 64,8 MW, per una potenza totale pari a 144 MW.

L’ultimo progetto in ordine di tempo, non ha avuto ancora la dignità della pubblicazione degli atti. Lo ha presentato il 27 di ottobre la Ant srl: altre 8 pale da piazzare nel paesaggio di Sant’Antonio di Gallura per una potenza di 59,4 megawatt. L’alta Gallura è servita. L’ultima aquila sovrana si concede l’ultima impicchiata tra i graniti. Le pale affettatrici di vento sono alle porte.

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