Sarà a lei intitolato il Teatro Fortezza dei Colmi mentre il suo archivio è stato recentemente dichiarato bene culturale nazionale.

È stato mesto questo pomeriggio, nel solenne salone consiliare, l’addio a Lia Origoni, affermata soprano dei tempi che furono, deceduta ieri mattina all’età di 103 anni appena compiuti. A commemorarla, alla presenza di alcuni nipoti e amici, sono stati il vice sindaco Federica Porcu, che ne ha brevemente tratteggiato la vita artistica, l’assai commosso biografo e stretto amico Giancarlo Tusceri, il regista Tore Manca che qualche anno fa realizzò un docufilm sul suo passato ma proiettato al futuro, e Monica Changer Grossi, della Sovrintendenza Archivistica della Sardegna.

Dunque il suo archivio, ha affermato, “fatto di fotografie, di musica che lei stessa aveva digitalizzato, fatto di abiti, di interessantissima corrispondenza; tutto questo patrimonio che costituisce la memoria di Lia, che è una memoria viva, della sua vita e di ciò che resta della sua vita di artista, è stato dichiarato bene culturale nazionale”.

E per questo si pensa già ad una collocazione in un piccolo museo. Scoperta a Caprera, a casa di Clelia, l’ultima figlia di Garibaldi, quand’era ancora poco più che bambina, dal celebre tenore di Tempio, Bernardo De Muro, Lia Origoni, è stata apprezzata cantante a livello nazionale ed internazionale, prima e dopo la seconda guerra mondiale oltre che uno dei primi volti e voci della nascente televisione italiana: ricercata ed applaudita in tutti i più grandi teatri d’Italia ed Europa, la Origoni lavorò anche con grandi attori come Totò e Anna Magnani nonché con Strehler.

Si ritirò dalle scene e dalla vita pubblica all’età di cinquant’anni, all’apice della carriera. Da allora tornò in Sardegna, nella sua natia isola di Maddalena, dove ha trascorso, tra ricordi e appassionata attività di rielaborazione tecnica della sua enorme produzione artistica (era espertissima di computer e del web), l’altra metà della sua vita.

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