La Maddalena, dal salvataggio al ritorno in mare: la storia di Kikka raccontata ai bambini
Salvata il 3 settembre 2024 nelle acque di Caprera dal Diving Scuba Revolution Sardinia, era avvolta in una busta di plastica e in gravi difficoltàPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Ripartono nelle scuole primarie di La Maddalena le attività del Parco Nazionale, sostenute dalla cooperativa Isule, con un progetto che porta gli alunni della primaria e dell’infanzia a conoscere da vicino la fauna marina. Da lunedì e per tutto novembre, i bambini parteciperanno a lezioni dedicate a tartarughe e cetacei attraverso la storia della tartaruga Kikka, trasformata in un racconto che invita a osservare, imitare e comprendere la vita nel mare.
Grazie a mimiche e rappresentazioni, gli alunni scopriranno la biologia di questi animali, le minacce che affrontano e i gesti necessari per proteggerli. Kikka è diventata un simbolo di speranza. Salvata il 3 settembre 2024 nelle acque di Caprera dal Diving Scuba Revolution Sardinia, era avvolta in una busta di plastica e in gravi difficoltà. Dopo un primo ricovero a Caprera e le cure al Crama dell’Asinara, a ottobre scorso la giovane caretta caretta — circa sette anni, carapace da 30 cm, passata da meno di 3 kg a 6 kg — era stata restituita al mare e alla libertà, a Monti d’a Rena. Il rilascio, guidato da Rosanna Giudice e Gianluca Mureddu, presidenti dei due Parchi, era stato salutato dai bambini della Primaria di La Maddalena e dai ragazzi della Secondaria di Palau.
L’attività informativa e sensibilizzativa della coop. Isule non è solo limitata alle scuole. Quest’estate aveva organizzato nella pubblica piazza, per residenti e turisti, due incontri (dal titolo: “Tra pinne e carapaci”), sia sulle problematiche del mare del Parco nazionale di La Maddalena sia, in generale, del mar Mediterraneo, in relazione soprattutto agli inquinamenti, a cominciare dalla plastica e da tutto ciò che minaccia e mette a repentaglio la sopravvivenza tanto della flora quanto della fauna sottomarina.
Oltre ai casi di ingestione della plastica (e a Caprera, nel museo del Parco nazionale, se ne ha un esempio concreto, con un capodoglio morto proprio per averne lo stomaco pieno), ben 344 specie sono state trovate, a loro volta, intrappolate, sempre nella plastica. Nel Mediterraneo le vittime principali sono gli uccelli, per il 35%, i pesci, per 27%, gli invertebrati, per il 20%, i mammiferi marini, per il 13%, e le tartarughe marine, per il 13%. Si pensi anche alle reti disperse e abbandonate, che continuano a pescare e uccidere, oltre agli inquinamenti da idrocarburi nonché acustici e luminosi.
