Il falco pescatore torna a Tavolara a oltre sessant’anni dall’ultima nidificazione.

A comunicarlo è la direzione dell’Area Marina Protetta, guidata da Leonardo Lutzoni, che ha reso noto come, nel mese di marzo, durante alcune attività di monitoraggio, il personale dell’ente abbia rilevato ben due coppie.

«Ad evidenziare l’importanza delle zone sottoposte a stretta tutela, le due coppie hanno scelto di insediarsi all’interno della zona A e nei pressi della base militare di Punta Timone»,  si legge nella nota, «confermando il ruolo che giocano, per la conservazione, aree dove la presenza dell’uomo è fortemente limitata, proprio per lasciare che la natura faccia il suo corso e ridurre al minimo il disturbo».

Il falco pescatore
Il falco pescatore

Il falco pescatore 

Una delle coppie, inoltre, ha utilizzato un nido artificiale, posizionato parecchi anni fa, nell’ambito di una collaborazione dell’Area Marina con il parco regionale della Corsica, promossa, all’epoca, dal Comune di San Teodoro, tramite l’Associazione Icimar.

«Questa specie si nutre di pesce e il suo ritorno racconta anche l’interdipendenza tra terra e mare, testimoniando la ricchezza delle acque attorno a Tavolara, come evidenzia, da anni, il monitoraggio dell’effetto riserva, che certifica la presenza di più pesce e di pesci di maggiori dimensioni nelle zone a tutela integrale dell’Amp”. Testimonianza del lavoro di tutela nell’Area Marina  Protetta “Tavolara-Punta Coda cavallo”, le coppie che hanno scelto l’isola come casa si inseriscono in un panorama regionale che vede la specie, già da diversi anni, nidificare anche all’interno del Parco Naturale Regionale di Porto Conte – Area Marina Protetta di Capo Caccia – Isola Piana, dimostrando ancora una volta, il valore della rete delle aree protette regionali, che tutela un incredibile patrimonio di biodiversità, anche grazie al sostegno e alle politiche dell’Assessorato Regionale Difesa dell’Ambiente della Regione Sardegna. Il ritorno degli eleganti rapaci è stato raggiunto “anche grazie al progetto partito dal Parco della Maremma, in collaborazione con il Parco Regionale della Corsica, con l’intento di diffondere nuovamente la specie nelle aree di nidificazione storiche. In seguito il progetto si è esteso a numerosi partner e alle aree protette in cui il falco pescatore è tornato a nidificare, ampliando le attività di conservazione e raccogliendo dati importantissimi sulla biologia della popolazione mediterranea, anche attraverso la possibilità di seguire nel tempo i singoli individui, dotati di anelli di riconoscimento e ricostruendo i loro spostamenti grazie all’ausilio di Gps». 

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