I ricordi non sbiadiscono e col tempo riaffiorano, anche se di anni ne sono trascorsi ormai trentadue. Nel 1991, Giuseppe Serra era un bambino di 11 anni, innamorato della vita e della sua Badesi. 

In quei mesi, i sanitari del Microcitemico di Cagliari diagnosticano al piccolo la leucemia che lo porterà al ricovero nel reparto di Oncologia pediatrica. Qui, le prime cure prestate dalle equipe mediche guidate dal professor Biddau e dai colleghi Targhetta e Cocco.

Pur nella malattia, Giuseppe non perde mai lo spirito combattivo, che lo porta a seguire i campioni del calcio e della Juventus di cui è tifosissimo. Arriva la sfida al Sant'Elia del 20 aprile, che vede i bianconeri guidati da Trapattoni pareggiare 0-0 contro i rossoblù di Claudio Ranieri.

Giuseppe ha un sogno: conoscere i suoi beniamini. Il padre Piero e la famiglia le provano tutte per esaudire il suo desiderio, approfittando della presenza della squadra in città. 
Il silenzio stampa delle ore successive al dopo partita e la veloce ripartenza per Torino non renderanno percorribile l'incontro.

Nel contempo, arriva però una bella notizia: mister Ranieri e una rappresentanza del Cagliari Calcio sarebbero felicissimi di incontrare Giuseppe e tutti i bambini del reparto. Il giornalista Bruno Corda si impegna per organizzare la visita in ospedale e di lì a pochi giorni, i rossoblù arrivano in reparto.

«Ricordo come se fosse ancora ieri quel giorno - racconta il padre di Giuseppe, Piero Serra (oggi 76 anni) - Oltre a Ranieri, vennero Fonseca, Matteoli, Herrera, Cappioli e i fratelli Orrù, allora a capo della società. Giuseppe non stava nella pelle, noi pure. Una grandissima emozione vedere che i ragazzi con l'allenatore ci supportarono moralmente, mostrando tanto amore verso nostro figlio e gli altri bambini».

Di incontro ne seguì uno successivo, in cui la squadra tornò in reparto con dei doni per i bimbi: «Gesti che non si dimenticano facilmente  - prosegue la figlia Piera Serra, 42 anni - e che tennero alto il morale di mio fratello. Ci colpì la straordinaria umiltà del mister e dei ragazzi verso i piccoli, trattati come se fossero i loro figli».

Di lì a breve, il quadro clinico di Giuseppe peggiorerà, portando la famiglia a volare a Parigi per tentare il trapianto di midollo in un centro specializzato. Le condizioni del piccolo non lo permetteranno e a giugno Giuseppe si spegnerà prematuramente.

«Nostro figlio è sempre nel nostro cuore - conclude Piero - così come l'affetto di mister Ranieri e di tutti i ragazzi di allora. Sono tifoso del Cagliari e mi farebbe piacere riabbracciare Sir Claudio e ringraziarlo per tutto l'affetto che donò a Giuseppe e alla nostra famiglia in quei giorni. Lo aspetto a Badesi per stringergli la mano e offrigli un bicchiere del nostro vino. Il minimo per un grande uomo come lui».

Giorgio Ignazio Onano 

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