Non solo non c’era stata alcuna diffamazione nelle parole del giornalista Mauro Pili nei confronti della società “Shift Spa”, al contrario il Tribunale ha anche accolto la richiesta della difesa dell’ex parlamentare e ha condannato la parte civile a pagare le spese del giudizio, quantificate in 3500 euro. Si è chiuso davanti al giudice Andrea Mereu il processo nei confronti di Pili, accusato di diffamazione per aver offeso il decoro di Nino Villa Santa, in qualità di legale rappresentante della società, accusandolo di svolgere un’attività dannosa per la comunità, scrivendo in un post che «sicuramente l’utilizzo di queste cave a cielo aperto (di questi buchi) da ricoprire di rifiuti veri e propri, in questo caso fanghi della depurazione, quindi potete immaginare tutto quello che contengono, appare davvero improponibile».

Il contenzioso risale al periodo tra il 7 e il 9 ottobre 2018 quando l’ex parlamentare aveva iniziato una battaglia d’informazione, al fianco di alcuni cittadini preoccupati, contro un progetto il progetto della Shift che voleva utilizzare una cava a Siamaggiore per realizzare una discarica di rifiuti non pericolosi. Sentendosi diffamato, il titolare aveva presentato querela con l’avvocato Giuseppe Macciotta, costituendosi anche parte civile. Al termine del processo la pubblica accusa ha chiesto la condanna a 1200 euro di multa, ma Mauro Pili (difeso dall’avvocato Maurizio Scarparo) è stato assolto con la formula più ampia: perché il fatto non sussiste.

Il querelante, invece, è stato condannato dal giudice a pagare 3592 euro di spese giudiziarie. 

Per conoscere la ragione della decisione del giudice bisognerà attende le motivazioni della sentenza tra 90 giorni.

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