Guido Crosetto, Ministro italiano della Difesa e degli armamenti, conosce come pochi altri il ritmo del calendario estivo dei Palazzi romani. Non ha avuto alcun dubbio sulla data da stampigliare su quel foglio di carta, apparentemente senza valore, con il quale imporre alla Sardegna una nuova stagione di bombe e missili, terra-aria, mare-terra, aria-mare-terra. Il segnale sulla tempistica era chiaro: borsa da spiaggia già posizionata sull’uscio del ministero. È il primo agosto quando il potentissimo inquilino di via XX settembre, sede romana del ministero della guerra, verga la missiva per il Presidente della Regione Sarda, i Prefetti di Cagliari, Nuoro e Oristano, non a caso quelli di Teulada, Perdasdefogu-Quirra e Capo Frasca.

Sbiancamento di Stato

La comunicazione è un capolavoro di sbiancamento di Stato, una sorta di “paternale” sul senso di responsabilità e i doveri di buon cittadino. L’oggetto è neutro: Comitato Misto Paritetico della regione Sardegna – Programmi di impiego dei poligoni sardi per il 2° semestre 2023. La premessa della lettera è un tentativo mal riuscito di edulcorare la decisione assunta dall’organismo regionale che deve, in teoria, approvare le esercitazioni militari sul suolo sardo. Con quello che per i militari è stato un “golpe laico” i rappresentanti della Regione, cogliendo in contropiede i graduati, hanno bocciato le esercitazioni del programma ottobre-dicembre 2023. Il Ministro usa la formula delle “orsoline”: il comitato non ha approvato il Programma.

Fair play giapponese

In realtà quel piano di bombardamento delle coste dell’Isola è stato bocciato, senza mezze misure. Nelle stanze ovattate di Roma, tutte carri armati e missili, però, non useranno mai quel vocabolo che richiama la sconfitta. Anzi, con il fair play dei giapponesi di Pearl Harbor, che dopo aver bombardato gli americani provarono a chiedere sommessamente scusa, i vertici del Ministero della Difesa richiamano la Sardegna al senso di appartenenza. Scrive Crosetto: «Al riguardo, evidenzio che il mancato svolgimento delle attività addestrative programmate presso i poligoni in questione, la cui utilizzazione è stata già ampiamente circoscritta in aderenza alle richieste del territorio, impedirebbe il corretto approntamento dello strumento militare - in relazione ai compiti d'istituto della Difesa - essenziale ai fini dell'impiego operativo del personale, in condizioni di sicurezza, nell'assolvimento delle missioni assegnate sia nel contesto nazionale sia in quello internazionale». Affermazioni che stridono con la verità e con la realtà, soprattutto quando si afferma che «l’utilizzazione è stata già ampiamente circoscritta in aderenza alle richieste del territorio». Dichiarazione destituita di ogni fondamento, visto che non vi è stata, in nessuna base militare dell’Isola, nemmeno la restituzione di un metro quadro di terra, anzi, le aree d’azione delle esercitazioni in questi ultimi anni sono state estese a dismisura in porzioni di mare e di terra esterne agli stessi poligoni militari, quasi a militarizzare l’intero territorio regionale. Non solo non c’è stata una minima limitazione, ma la partita delle bonifiche è rimasta lettera morta, con impegni aleatori e senza denari, con promesse prive di qualsiasi riscontro sul campo. Ignorando del tutto la partita ambientale e lo stesso processo penale che ha portato alla sbarra i massimi vertici della Difesa per la devastazione del poligono di Teulada il Ministro firma l’ordine perentorio: «Pertanto, avvalendomi della facoltà prevista dall'articolo 322, comma 5, del Decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, recante il "Codice dell'ordinamento militare", approvo in via definitiva il programma di utilizzazione per il 2° semestre 2023 dei poligoni militari di competenza delle Forze armate ubicati sul territorio della Regione Autonoma della Sardegna».

Disastro ambientale

Nemmeno mezza parola sulle affermazioni verbalizzate dal Comipa nel dispositivo di bocciatura delle esercitazioni. Ignorato del tutto un vero e proprio j’accuse dell’organismo regionale: «esercitazioni di quella portata nonostante le rassicurazioni fornite in sede di presentazione, siano causa, oltre che di inquinamento, di un carico antropico in contrasto con le direttive comunitarie, oltre che essere in conflitto con le norme regionali e nazionali».

Volemose bene

Il Ministro non ci sente, sul versante ambientale gira la faccia dall’altra parte, preferendo l’inno ai giochi di guerra piuttosto che al rispetto dell’ambiente. Aver ignorato le argomentazioni della Regione e quelle dei Giudici sardi significa voler affermare, senza tema di smentita, il potere assoluto del Ministero della Difesa in terra sarda. La lettera di Crosetto si chiude con precetto al “volemose bene”: «Nella consapevolezza della delicatezza della problematica, auspico, con convinzione, un continuo consolidamento del dialogo e del sistema di relazioni tra le nostre Istituzioni, quale elemento imprescindibile volto a contemperare ulteriormente l'indispensabile sviluppo economico e sociale del territorio e le pur essenziali esigenze militari, nell'ottica del raggiungimento dei comuni obiettivi istituzionali». Quel retorico richiamo al «continuo consolidamento del dialogo» è la dimostrazione che al Ministero della Difesa fanno finta di niente, ignorando la bocciatura senza appello delle esercitazioni militari, per ragioni ambientali e di salute pubblica. Un dialogo che, secondo la tempistica del ministero della Difesa, si doveva svolgere sotto l’ombrellone, visto che la firma della comunicazione del Ministro del primo agosto aveva solo un significato: evitare ogni confronto. La scelta di una “lettera” di qualche riga per comunicare il rigetto della decisione del Comipa della Sardegna è, poi, uno smacco ancor più rilevante, visto che il Ministero della Difesa non prende nemmeno in considerazione la possibile impugnazione di quella decisione. In realtà, quella disposizione, perentoria e ordinatoria, vale quanto un decreto, essendo un atto amministrativo “sui generis” ma pur sempre inerente una procedura prevista dalla legge. Poteva fare un decreto, e avrebbe dovuto indicare i termini dei sessanta giorni per l’impugnazione, sia in sede di Tar che di Corte Costituzionale, oppure scegliere la strada, come ha fatto, di una letterina ferragostana.

Lettera-decreto

La sostanza non cambia, i termini di impugnazione vigono anche per questa forma di “decretazione” in forma di lettera, anche se la disposizione dell’ordinamento militare consente una fase preliminare al ricorso amministrativo e costituzionale. La Regione, se avesse voluto, avrebbe potuto, entro 15 giorni dalla comunicazione, quindi entro Ferragosto, chiedere di sottoporre la questione a riesame da parte del Consiglio di Ministri. Un dato è certo: non lo ha fatto. Non si conoscono le ragioni di questa scelta, ma potrebbe avere due spiegazioni: la prima, non intende “disturbare” il Ministro, anche in proiezione delle prossime elezioni regionali, oppure, la seconda, sceglie la strada più forte e dignitosa quella di impugnare entro sessanta giorni, escludendo i 30 giorni di agosto, il provvedimento sia al Tar che alla Corte Costituzionale.

Dignità o sottomissione

Del resto sarebbe davvero surreale che la Regione sarda, dopo essersi costituita parte civile nel processo per disastro ambientale nel poligono di Teulada, scegliesse di non difendere la posizione del Comipa in sede giudiziaria. Si tratterebbe di una palese contraddizione e un’occasione straordinaria persa. Per la prima volta nella storia autonomistica, infatti, si potrebbe rivendicare l’applicazione della “nuova” Costituzione che a maggio del 2022 ha modificato l’ordine dei valori e dei principi introducendo, all’articolo nove della Costituzione, una disposizione che sembra scritta ad hoc per il caso Teulada e la Sardegna: «[La Repubblica] tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni». La scelta è tra soccombere o reagire, difendere l’ambiente dell’Isola o accettare supini le imposizioni di Stato.

Festa di guerra

Il 4 novembre, festa delle forze armate, pensano di festeggiarlo in Sardegna. Nei piani alti della Difesa prevedono persino la sfilata del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, accompagnato proprio dal Ministro che ama i giochi di guerra in terra sarda, il sigillo di Stato alla militarizzazione dell’Isola.

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