Dopo la malinconica lettera di Eleonora, costretta a dire addio alla Sardegna per trasferirsi in Australia, diventata virale sui social network, riceviamo e pubblichiamo una nuova missiva dedicata al tema dell'emigrazione.

A firmarla, un'altra giovane donna, Elisabetta. Che a Eleonora ha voluto rispondere, per rimarcare il trattamento ingiusto e "umiliante" che la Sardegna e l'Italia spesso e volentieri riservano a chi sceglie di restare.

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Vorrei rispondere alla lettera di Eleonora che, con la tristezza nel cuore, lasciava la Sardegna e a tutti quelli che devono necessariamente andare via in cerca di lavoro.

Nonostante la malinconia, nonostante il vuoto lasciato dalla vostra famiglia, dagli amici e dal nostro mare siate orgogliosi di voi stessi. Vi state rimettendo in gioco. Io, purtroppo, pur di stare qui sto perdendo la mia dignità lavorativa.

Ho vissuto in Irlanda per tre anni per farmi un curriculum competitivo lavorando in una banca nazionale, parlando con colleghi e clienti esclusivamente in inglese e, nel frattempo, specializzandomi con un master. Forte di questa esperienza sono tornata in Sardegna: immaginavo che sarebbe stata dura ma, francamente, non sino a questo punto.

Mi posso anche ritenere fortunata perché ho trovato lavoro a tempo indeterminato, ma con quali sacrifici? Sono sempre lontana da casa perché assunta a oltre

Duecento chilometri di distanza dalla mia città e, con i mezzi pubblici e le strade che ci ritroviamo, è impossibile viaggiare tutti i giorni. Quindi non mi posso godere la quotidianità con mio marito, i miei genitori che diventano grandi non possono contare sulla mia compagnia ed il mio supporto per le visite mediche. Nonostante io abbia casa e mutuo con mio marito sono costretta a vivere in una cameretta come tanti studenti, anche se io quell'età l'ho superata da anni oramai.

Mi piacerebbe dirvi che le soddisfazioni lavorative cancellano il peso di ore di viaggio, del sacrificio economico delle doppie spese e della lontananza dalle persone care ma non è così. Purtroppo la mia preparazione, la mia dedizione al lavoro e la mia tenacia in questo "sistema" non contano. Per quanto mi impegni, dimostri quello che so fare e cerchi di accontentarli, anzi di stupirli, non è sufficiente. Giochiamo su due tavoli diversi: sul mio piatto ci sono meritocrazia e tanta voglia di fare, sul loro... altro.

E pensare che la mia azienda ha sedi e partner nella mia città. Da quando io ho fatto formale richiesta di avvicinamento, cioè oltre quattro anni fa, non è mai capitata un'occasione. Certo, io sono diversa dagli altri colleghi che sono stati accontentati; siamo tutti diversi d'altronde!

Vi assicuro che è difficile cercare ogni giorno nuovi stimoli per continuare a lavorare al meglio, come mi hanno insegnato all'estero, è sfinente combattere contro i mulini al vento e svilente sentirsi chiamare 'mosca bianca' perché porti idee ed un'esperienza professionale diversa dalla loro. Io credevo ingenuamente che fossero proprio questi i miei punti di forza!

Tutto questo per dirvi che è dura partire, ma è altrettanto dura restare e scendere a tanti, troppo compromessi. Per quanto sia difficile stare lontano da dove è il vostro cuore, fatevi valere! Cercate di crescere professionalmente, perseguite i vostri sogni e mantenete la vostra dignità.

La Domo Mea nel mio caso non è altro che un uomo bellissimo con cui ho avuto una grande storia d'amore ma che adesso mi umilia. La mia valigia è sempre pronta.

Elisabetta

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LA LETTERA DI ELEONORA:

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