L'ha fulminato una sola fucilata che il killer ha esploso da distanza ravvicinata, non più di un metro e mezzo. I pallettoni gli hanno spezzato la carotide e devastato la spalla. L'autopsia eseguita ieri mattina a Nuoro ha confermato l'unica certezza che emerge finora sulla tragedia di Francesco Patteri, l'operaio forestale di 38 anni ucciso venerdì mattina sul cancello di casa. Dopo l'esame del medico legale, eseguito nell'obitorio dell'ospedale San Francesco di Nuoro, il corpo di Patteri è tornato a Dorgali. Un corteo lungo e mesto lo ha accompagnato fino all'abitazione che sta sulla strada provinciale, ingresso principale al paese. Lo stesso che alle 16 si è ricomposto verso la chiesa parrocchiale di Santa Caterina per la messa funebre.

FUNERALI Una pioggia battente ha reso più cupa l'ora dell'addio. Tra tanti fiori, le lacrime della mamma, Giovanna, tornata precipitosamente dalla Germania, dov'era andata per problemi di salute, della moglie Caterina e dei fratelli Pantaleo e Anna. I suoi due bimbi, invece, sono rimasti lontano: troppo piccoli per assistere a uno strazio tanto grande. I familiari non erano soli. C'erano tanti parenti e amici. In prima fila, anche gli amministratori comunali, in testa il sindaco Tonino Testone. Testimonianza visibile della condanna di una comunità verso l'ennesimo omicidio, il quinto in cinque anni, che fa rimpiangere sempre di più la tranquillità sociale d'un tempo.

IL VESCOVO Nella chiesa di Santa Caterina c'era anche il vescovo Pietro Meloni, che ha interrotto la sua giornata di festa in onore di San Francesco per confortare i familiari dell'ucciso. La sua riflessione, all'inizio della messa, ha ricordato l'assassino di Caino verso il fratello Abele che grida vendetta al cospetto di Dio. «Il pianto è umanamente inconsolabile. Abbiamo bisogno di una grande speranza. Dio è grande e darà anche a voi la consolazione», ha detto ai parenti.

I GIOVANI Il disagio del paese è riecheggiato nelle parole del parroco don Giuseppe Argiolas che con l'affetto del vecchio padre ha fatto un appello alla sua comunità. «Mi preoccupano i giovani, vedo tanta superficialità. Ci sono tante feste, ma al senso di socialità bisogna aggiungere quel lievito che si chiama fede. Dorgali non è più l'isola che faceva invidia ad altri paesi», ha detto il sacerdote. E, col tono della preghiera, ha aggiunto: «Qui ci sono tante persone stupende che devono essere missionari verso la gioventù in modo che Dorgali torni a crescere nelle virtù umane e cristiane».

LE INDAGINI Per tutta la giornata sono andate avanti le indagini dei carabinieri della compagnia di Siniscola e del Reparto operativo provinciale, guidato dal capitano Luigi Mereu. L'attività investigativa non si presenta per nulla facile. Per ora gli inquirenti passano al vaglio tutte le ipotesi possibili: da quella che conduce al mondo dei cavalli che Patteri, grande appassionato e titolare di un maneggio, frequentava a storie vecchie che fanno memoria dell'omicidio di Francesco Mele, avvenuto a Dorgali nel 1995. L'operaio era stato sottoposto alla prova dello stub e iscritto nel registro degli indagati. Ma poi era uscito dall'inchiesta. Qualcuno, comunque, sul muro della stalla lasciò una scritta inquietante, “assassino”, che lui non ha mai cancellato.

MARILENA ORUNESU
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