27 febbraio 2011 alle 14:35aggiornato il 27 febbraio 2011 alle 14:35
Dolianova: strada statale sempre più pericolosa
Una strada che unisce l’hinterland cagliaritano al Parteolla, al Gerrei e al Sarrabus. Ma anche una via di comunicazione piena di insidie. Con traffico che impazzisce nel suo primo tratto, tra curve a gomito e persino con due gallerie al buio nel tratto compreso fra Ballao e San Vito. Gli incidenti mortali non si contano. L’ultimo appena una settimana fa, con la tragica fine di tre ragazzi di Ballao. La strada statale 387, una carreggiata che attraversa lungo il suo tragitto pianure, colline tra regioni completamente diverse fra loro, come l’hinterland e il Gerrei in particolare. Proprio il primo tratto, quello che da Monserrato, bivio 554, porta al Parteolla, è il più pericoloso, tanto che a più riprese sono puntualemente arrivate le proteste dei sindaci e delle popolazioni della zona. Una decina le croci da Monserrato a Donori. Ogni giorno su questo primo tratto di strada transitano migliaia di auto. I sindaci in passato hanno chiesto il raddoppio della carreggiata con il guard-rail centrale per evitare gli scontri frontali. Lasciato il Parteolla, la 387 sale nel Gerrei, fra curve e saliscendi ripidissimi. Per fortuna, qui il traffico si fa meno intenso. Si arriva quindi a San Nicolò Gerrei e poi a Villasalto da dove la 387 si dirige verso il mare del Sarrabus, sino a San Vito, dove si interseca con l’Orientale sarda. Il vice sindaco di San Basilio, Pino Cogodi, parla della necessità di addolcire almeno alcune curve. Il medico condotto di San Nicolò, Fabio Barbarossa, sostiene la necessità di realizzare un tratto ex novo con un rettilineo oltre San’Andrea Frius. Decisamente più scorrevole è l’ultimo tratto della 387, quello che declina verso il Sarrabus. Un tratto bellissimo immerso nel verde. Unico neo:le gallerie sono al buio. "Davvero sconcertante", dice Patrizio Buccelli, sindaco di San Vito. I due tunnel sono stati illuminati con gruppi elettrogeni solo in occasione del passaggio del giro d’Italia di alcuni anni fa. Poi più nulla. Gli impianti elettrici dovrebbero essere rifatti così come c’è da costruire la cabina elettrica. Serve un milione di euro.
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