È il bicchiere mezzo pieno del volontariato. O mezzo vuoto, a seconda dei punti di vista. Di certo il Terzo Settore della nostra Isola ha bisogno di nuova linfa. Soprattutto di giovani. Per questo il Csv Sardegna, il Centro servizi che si occupa di dare sostegno all'associazionismo, ha inserito nella programmazione 2024 un «Piano per promuovere la cultura della solidarietà, a cominciare dalle scuole».

A L'Unionesarda.it lo spiega Franco Marras, il direttore del Csv che è l'ente di riferimento per oltre duemila associazioni. Sono tutte iscritte nel Runts, il nuovo Registro unico nazionale che dall'anno scorso ha sostituito gli albi territoriali, anche se le iscrizioni sono gestite dagli uffici regionali.

In Sardegna tra Odv (organizzazioni di volontariato) e Aps (associazioni di promozione sociale) si contano per la precisione 2.062 operatori, a cui si aggiungono i 78 enti che sono classificati come Ets.

Il comune denominatore è l'età media troppo elevata. «Siamo sopra i 60 anni – spiega Marras –: serve un ricambio generazionale che non può avvenire dall'oggi al domani, ma necessita di una programmazione di medio e lungo periodo».

Il Terzo Settore, anche nell'Isola, viene fuori dagli anni difficili del Covid. Una via Crucis che ha sostanzialmente lasciato sul campo due nuovi fenomeni sociali. Entrambi devastanti. «Uno è il crollo della fiducia verso gli altri, l'altro è l'aumento esponenziale dei disturbi psichiatrici tra i giovani, con una richiesta di cure cresciuta del 50 per cento», sottolinea ancora il direttore del Csv.

Il mix è di quelli destinati a cambiare nel profondo sia le relazioni che le dinamiche sociali. «Come risultato da un'indagine conoscitiva portata avanti dalle Acli - continua il direttore -, prima del Covid il 78 per cento degli intervistati dichiarava di avere fiducia nel prossimo. Dopo la pandemia, c'è stato un crollo al 13 per cento. Vuol dire che il resto della platea oggetto della ricerca, eterogenea per età e professione, ritiene di non confidare più negli altri».


Per questo il Csv Sardegna ha deciso di fare la propria parte, «prima che sia troppo tardi e la rotta diventi non più invertibile», chiarisce ancora Marras. Segue una sottolineatura: «Erroneamente si pensa che l'associazionismo si occupi esclusivamente di disagio. Invece gli operatori del Terzo Settore lavorano anche nell'animazione culturale, sportiva e sociale, versanti su cui è necessario investire risorse umane ed economiche con l'obiettivo di ricostruire quel sistema di relazioni interpersonali andate perdute. O comunque profondamente deteriorate».

Il Csv Sardegna, presieduto da Lucia Coi, è uno dei 49 che si contano in Italia. Con la riforma del 2017, conosciuta come Codice del Terzo Settore, il finanziamento dei Centri di servizio regionali è assicurato dagli utili delle Fondazioni bancarie, riunite nell'Onc, l'Organismo nazionale di controllo cui spetta stabilire l'ammontare dei contributi e approvare la programmazione annuale dei singoli Csv. Quello dell'Isola può contare su una cassa annua di un milione e 300mila, tra spese per il mantenimento dello stesso Centro di servizi e le attività.

Sino a febbraio 2022, il Csv sardo era in mano a Sardegna Solidale che ha perso l'accreditamento il mese successivo, superata dal progetto del nuovo Csv diretto da Marras. Ne fanno parte quindici soci: le Acli, da cui proviene lo stesso direttore (a lungo presidente regionale), più Anpas, Arci, Auser, Nuoro Migrantes, Prometeo, Uisp, Aido, Arcadia, Arcoiris, Legambiente, Prociv Arci, Rete sarda diabete, Avo Nuoro e Ipsia.

La staffetta non è stata per nulla indolore. A quasi due anni dal passaggio di mano, c'è ancora qualche ricorso aperto, promosso da Sardegna Solidale. Una battaglia a colpi di carte bollate che sta lasciando sull'Aventino pure un gruppo di associazioni. «Credo - precisa Marras - che tutte le ragioni vadano sempre comprese. La precedente gestione, che durava da ventiquattro anni, ritiene di aver subito un’ingiusta usurpazione. Tuttavia l'accreditamento dei Csv avviene attraverso la valutazione dei progetti. Finora i Tribunali, ordinari e amministrativi, chiamati a giudicare il caso isolano, hanno sempre sancito la correttezza dell'attribuzione e in base a queste legittimazioni noi andiamo avanti».

Marras rinnova il suo appello all'associazionismo: «Il Csv Sardegna è a disposizione di tutti gli operatori del Terzo Settore, a cui garantiamo l'attività formativa nonché i servizi di promozione, orientamento e assistenza tecnica e fiscale. Noi non siamo un luogo di rappresentanza, una funzione, questa, che spetta agli operatori. Noi abbiamo il dovere di sostenere e far crescere le reti tra persone e le associazioni, abbiamo il compito di costruire approdi sicuri. Non possiamo pensare di sviluppare le nostre società senza lavorare sulla cultura dell'altruismo e della solidarietà».

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