Un'isola è un'isola, e benché la Sardegna sia quasi un continente, come la definì lo scrittore Marcello Serra, di fatto non lo è, almeno sul piano dei trasporti. Infatti, per chi ci è nato e cresciuto, la limitazione nei movimenti è una compressione del diritto universale alla mobilità che si risolve nella limitazione della libertà personale, diritto naturale violato dall'attuale sistema dei trasporti. Al momento il principio costituzionale per il quale l'Isola debba essere equiparata alle altre regioni, per l'eliminazione degli svantaggi, è disatteso in molti ambiti isolani, mentre sono in corso manovre per la conquista della gestione monopolistica dell'intero traffico aereo nei tre aeroporti sardi: Olbia, Alghero e, ora, anche Cagliari. Il monopolio è la condizione in cui c'è un solo venditore per un prodotto o servizio e soltanto il monopolista è in grado di deciderne il prezzo, semplicemente riducendo l'offerta di quel bene o servizio per ottenere un prezzo più alto. È la situazione in cui l'acquirente non ha alternative: o compra dall'unico offerente o rinuncia, non essendoci altra offerta. Ciò vale sia per il trasporto aereo sia per l'infrastruttura aeroportuale che ne gestisce il traffico in entrata e in uscita, tanto più grave se in un'isola. Nelle regioni del continente, dove per raggiungere la destinazione desiderata sono disponibili treni, aerei, autobus, automobili, motociclette, biciclette e persino monopattini, le tariffe praticate dai diversi vettori consentono a tutte le tasche, nell'esercizio del diritto alla mobilità, di scegliere mezzo, frequenza, comfort, velocità, sicurezza, servizi.

Ovunque avviene tutto ciò, ma non in Sardegna.

Per garantire condizioni minime di mobilità – continuità, regolarità, tariffazione – sono state da tempo introdotte norme per l’imposizione dell’onere del servizio pubblico, considerato essenziale per lo sviluppo economico e sociale, sul principio dell’equiparazione dell’Isola ai territori di terraferma risalente persino al 1847, presupposto della Fusione Perfetta. Che si risolse nella Fregatura Perfetta, vista la situazione ancora oggi, nel settore dei trasporti, prigionieri di monopoli e oligopoli.

Infatti, il risultato è sotto gli occhi di tutti. Il diritto alla mobilità di emigrati, turisti, studenti, malati, imprenditori, per il normale svolgimento della vita: lavoro, salute, affari, studio, commercio, svago, è continuamente frustrato e inibito dalla penuria di collegamenti e da costi crescenti in coincidenza dei picchi di domanda. Tutto secondo il giochino classico: limito l’offerta di voli rispetto alla domanda, aumento le tariffe e speculo sull’incomprimibile bisogno di muoversi da e per l’Isola, così da rimpinguare bilanci dissestati a spese dei passeggeri, sardi e non sardi, come le cronache ci raccontano.

L’imposizione dell’onere di servizio pubblico, compensato da risorse regionali anziché statali, si è risolto nel monopolio concesso a una sola compagnia aerea su tratte fondamentali per la vita economica e sociale della Sardegna, e il servizio pubblico per l’esercizio del diritto alla mobilità di cittadini e imprese è regredito in disservizio, a causa della mortificazione di tale diritto per scarsità e frequenza di voli, fasce orarie improbabili, tariffe alle stelle. Onere del servizio pubblico eluso al punto da risultare inutile bussare alla porta delle compagnie – neppure rispondono, spesso - per mendicare un posto in aereo in entrata o uscita. Un disastro! Non c’è che dire: il sistema della tariffa unica, in vigore dal 2013 al 2021, è stato irresponsabilmente sostituito dall’odierno, che ha procurato e procura, oltre a disagi a sardi residenti, emigrati e turisti, danni ingenti e ormai insostenibili alla già debole economia isolana.

Monopolio aeroportuale

L’operazione di privatizzazione dell’intero sistema aeroportuale sardo, se le autorità competenti non interverranno prima, sarà in mano a un Fondo di investimento privato che deterrà il monopolio dei flussi in entrata e uscita dell’Isola. Un monopolista, dominus delle sorti degli unici scali dell’Isola, potrà determinare i collegamenti con le città nazionali ed europee, secondo le sole logiche di profitto; orientare flussi di traffico su altri scali continentali di propria gestione, secondo la propria convenienza; decidere quali compagnie aeree al decollo e all’atterraggio; imporre livelli elevati di oneri per i servizi aeroportuali alle compagnie, che verranno pagati da passeggeri e merci. Il gestore unico privato dei tre scali sardi potrà liberamente esercitare il proprio potere monopolistico, in un’Isola, la nostra, per conseguire cospicui profitti, come nella sua natura, non già per garantire un servizio strategico per lo sviluppo economico e sociale dell’Isola.

Le infrastrutture aeroportuali sono state realizzate al prezzo di ingenti investimenti pubblici per assolvere a un interesse pubblico generale: garantire il collegamento della Sardegna col resto del mondo, e consentire l’esercizio del diritto alla mobilità dei sardi e non sardi.

Resta dunque un mistero la vera motivazione sottostante l’ostinato tentativo di privatizzare anche lo scalo di Cagliari-Elmas.

Bene fa la Regione a opporsi alla privatizzazione delle infrastrutture aeroportuali pubbliche e bene farebbero gli Enti pubblici titolari di quote azionarie a fare altrettanto, per non consentire che tutti gli aeroporti sardi, così strategici, siano consegnati a soggetti privati senza procedura di evidenza pubblica competitiva, col fine di rimpinguare le loro casse di cospicui profitti. Soggetti privati, intendiamoci, che fanno il proprio mestiere, nel quale rientra, legittimamente, anche quello di profittare di debolezza e smarrimento di una classe dirigente – politica, burocratica, imprenditoriale e sindacale – pressoché disinteressata, o distratta, tranne poche eccezioni, alle sorti di questo luogo.

Non vi è nessun motivo apparente per consegnare a un monopolista anche lo scalo di Cagliari, che nel 2022 ha prodotto utili per 15 milioni di euro, destinati a crescere con l’aumento del traffico aereo previsto nei prossimi venti anni. L’azionista pubblico dovrebbe invece concentrarsi su come farne un gioiello di efficienza, migliorando i servizi erogati ai passeggeri e alle stesse compagnie, avendo risorse umane di qualità sicuramente interessate, se coinvolte. Piuttosto che inseguire progetti di operazioni sofisticate e ostili che, pur ben condite - come quelle che produssero la perdita di Banco di Sardegna, Banca di Sassari e Credito Industriale Sardo - porteranno a un impoverimento del territorio per la perdita di infrastrutture strategiche vitali. A scapito della Sardegna.

L’Unione Sarda, accusata da taluni portatori di quegli interessi di essere contro chi intenda intraprendere attività nell’Isola non è affatto contro le persone, sacre, che quegli interessi pure rappresentano, né nutre alcuna animosità verso imprese e investitori. È contro i tentativi di perpetuare la condizione di dipendenza economica dell’Isola da potentati interessati a prendersi il poco rimasto della cosa pubblica, cioè di tutti, che ancora funziona.

Anzi, sono i benvenuti in questa Terra assetata di cose serie, purché sviluppino attività produttive e creino vera occupazione.

Sergio Zuncheddu

Editore L’Unione Sarda

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