«Il ministro ha confermato l’impegno a mantenere costantemente informata la Regione in merito alla collocazione dei detenuti in regime di 41-bis in Sardegna». Questo il risultato dell’incontro, a Roma, fra la presidente Alessandra Todde e il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Tema al centro del confronto: l’annunciato trasferimento, nel carcere di Uta, di oltre 90  detenuti in regime di massima sicurezza. Pericolosi condannati per mafia, nella maggior parte dei casi.  

 Nel corso del colloquio,  Todde ha rappresentato le preoccupazioni della Regione sulle gravi conseguenze sotto il profilo della sicurezza, della sanità, dell’economia e della coesione sociale del territorio.

«La riunione con il Ministro Nordio», ha dichiarato la Presidente Todde, «è stata utile e costruttiva e ha consentito di gettare le basi per un dialogo continuativo tra Regione e Ministero, nel pieno rispetto delle posizioni e dei ruoli istituzionali. Ho ribadito come la Sardegna, individuata quale area a rischio di insediamento e sviluppo mafioso, sia particolarmente esposta agli effetti negativi derivanti dalla presenza di un numero elevato di detenuti al 41-bis. Ciò potrebbe favorire il consolidamento di legami tra la criminalità organizzata tradizionale e quella locale, con ricadute sociali e sanitarie che non possono essere sostenute in assenza di un piano strutturato di interventi. La Sardegna non può e non deve essere considerata terreno di sperimentazioni pericolose. Dal colloquio col ministro Nordio, si rileva che allo stato attuale non è stata ancora assunta alcuna decisione definitiva». 

Anche se a luglio gli uffici ministeriali avevano inviato una nota a tutti gli enti interessati, annunciando l’imminente trasferimento a Uta. 

Il ministro, si legge in una nota,  ha confermato l’impegno a mantenere costantemente informata la Regione in merito alla collocazione dei detenuti in regime di 41-bis in Sardegna.

(Unioneonline/E.Fr.)

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