Il Covid ha messo in ginocchio la sanità in tutta Italia, allungando a dismisura le liste d’attesa. E tra le Regioni più colpite c’è proprio la Sardegna.

È quanto emerge dal report ‘Hi - Healthcare Insights, l'Osservatorio sull'Accesso alle Cure', presentato oggi a Roma dalla Fondazione The Bridge.

Per un elettrocardiogramma i tempi d’attesa sono più che triplicati nell’Isola nel 2021, primo anno dopo lo scoppio dell’emergenza Covid: se erano in media di 15 giorni, sono diventati di ben 52. Più che raddoppiati invece i tempi d’attesa per una visita oculistica, passati dai 23 giorni medi del 2020 ai 56 del 2021. Male anche l’Umbria che passa da 15 a 33 giorni.

Su una prima visita ginecologica la Provincia Autonoma di Trento e l'Abruzzo presentano rispettivamente il minor numero di giorni medi di attesa e la più alta percentuale di prestazioni eseguite per tempo; il Molise e la Basilicata, invece, si distinguono in negativo, con rispettivamente il 58% di prestazioni eseguite per tempo e una media di 42 giorni di attesa. Nella media invece i dati sardi.

La Fondazione ha inoltre evidenziato problemi nel reperimento dei dati, classifica quest’ultima in cui l’Isola è fanalino di coda tra le venti regioni italiane, con un punteggio di 18, nettamente peggiorato rispetto al 23 del 2020. Un punteggio che è stato assegnato in base a tre parametri: l’accessibilità, facilità del reperimento del dato richiesto; l’usabilità, ossia la possibilità o meno di comprendere appieno le informazioni visualizzabili; la completezza rispetto alla qualità e alla quantità dei dati raccolti dalle Regioni.

«Non basta prevedere attraverso una legge che i dati sulle liste d'attesa debbano essere resi pubblici, ma è necessario - commenta Alessandro Venturi, direttore scientifico Osservatorio Hi e Vicepresidente Fondazione The Bridge - che ci sia una responsabilità politica che dia attuazione a quella legge. Se manca il dato, mancano le informazioni e non si genera conoscenza, di conseguenza diventa difficile tenere in piedi un organismo complesso come il nostro sistema sanitario».

(Unioneonline/L)

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