Concime dal giacinto d'acquaA Riola Sardo arrivano le ruspe
E' iniziata, a Riola Sardo, la rimozione del giacinto d'acqua, pianta tropicale che ha letteralmente invaso il Rio Mare Foghe per otto chilometri e mezzo. NEL SERVIZIO DEL TG DI VIDEOLINA I LAVORI DI RIMOZIONE.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Gli allarmi continui lanciati dal sindaco del paese, Ivo Zoncu, hanno sortito i primi effetti. Sulle rive del fiume, stamattina, insieme con i primi segnali di maltempo sono apparsi gli operai della Provincia. Obiettivo: liberare il Rio Mare Foghe, ormai un tappeto verde, dal giacinto d'acqua.
PIANTA KILLER - La vicenda nei giorni scorsi è finita anche sul tavolo della ministra della Salute Beatrice Lorenzin. A tirarla in ballo una missiva inviata dal sindaco che lanciava l'allarme sul possibile legame tra la pianta tropicale e la zanzara portatrice della Febbre del Nilo.
Rigogliosa e affascinante tanto da catturare lo sguardo di chiunque si trovi a passare sul ponte che porta all'ingresso del paese, la pianta subtropicale nasconde un’anima killer: è una delle due specie infestanti più dannose al mondo sia dal punto di vista ecologico e sia economico. Senza trascurare i possibili rischi ambientai legati alle esondazioni. La rimozione è arrivata, infatti, giusto in tempo: le ruspe sono al lavoro da stamani.
LE POLEMICHE - Un impegno che però non basta a mettere a tacere le polemiche. L’intervento, coordinato dalla Provincia è in mano al consorzio di bonifica, ma arriva in forte ritardo. In più "non è un intervento risolutivo - spiega il sindaco - se non si interviene come è stato fatto in altre parti del mondo (agire sull'acqua) saremo da punto a capo: la pianta ama acque stagnanti inquinate quindi è chiaro che bisogna togliere lo sbarramento costruito nel '98 all'ingresso dello stagno di Cabras (Piscaredda) e poi agire sulle acque con una vera opera di bonifica".
DAL GIACINTO NUOVO CONCIME - La strada dello "smaltimento" è invece già tracciata. "Si tratta di un rifiuto speciale, quindi conferirlo in discarica costerebbe milioni di euro, ho allora lanciato l'idea di utilizzarlo, una volta essiccato, come concime", continua Zoncu. "Il Comune ha messo a disposizione dei terreni per procedere con l'essiccazione e la frantumazione della pianta che poi verrà distribuita in alcuni terreni già analizzati: è un esperimento che seguirà la provincia in collaborazione con alcuni agricoltori del paese", ha concluso il sindaco.