Le comunità terapeutiche accreditate  in Sardegna sono costrette a chiudere “entro pochi mesi senza soluzioni immediate”, perché “le rette giornaliere ferme dal 2012 non permettono più la cura del paziente e la gestione del personale”.

Le strutture accolgono persone inviate dal servizio pubblico con problemi di dipendenza da droghe, alcolismo, gioco d’azzardo. Molte affette da disturbi mentali e a forte rischio di emarginazione sociale.

Un “contenitore sociale che in 35 anni di attività ha accolto e curato oltre 30mila persone, dando lavoro ad oltre 600”. In assenza del quale, viene sottolineato, ci sarebbe “un consistente aumento della spesa pubblica”.

L’appello è stato firmato anche da Padre Salvatore Morittu, noto alla cronache per essere stato insignito dell'onorificenza di Commendatore dal presidente Mattarella.

Vicinanza alle comunità terapeutiche è stata espressa dalla presidente del Centro Servizi per il Volontariato Lucia Coi. “Strutture che rischiano di chiudere a causa del caro energia e per il mancato aggiornamento delle rette erogate dalla Regione Sardegna”. A ciò va aggiunto, ricorda Coi, “il fatto che queste comunità, come anche tutte le strutture socio-assistenziali dell'Isola, in periodo di pandemia non hanno ricevuto alcuna risorsa straordinaria e, di conseguenza, hanno dovuto far fronte a proprie spese all'acquisto dei dispositivi anti-Covid: mascherine, camici, disinfettante, tamponi”. 

“Riteniamo che il loro impegno, la dedizione, la competenza e i servizi essenziali da loro profusi in tutti questi anni, non possano essere ignorati ma, anzi, vadano supportati con adeguate risorse economiche”, conclude.

(Unioneonline/L)

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