Un anno da record per un'industria da 1,5 miliardi di euro. Il turismo in Sardegna farà segnare quasi 3 milioni di presenze, ma sul comparto pesano la breve stagionalità delle strutture ricettive e la concorrenza delle seconde case.

La Cna a margine dell'assemblea elettiva regionale ha presentato il "Rapporto Economia e Turismo" stilato in collaborazione con il Cerved. Un dettagliato bilancio di un settore che nei prossimi due anni vivrà mesi di espansione, ai quali però imprese e istituzioni dovranno rispondere con un cambio di rotta.

"Per superare la stagionalità servono strategie serie di internazionalizzazione, innovazione, diversificazione dell'offerta e valorizzazione del patrimonio naturalistico e storico-culturale - hanno detto Francesco Porcu e Pierpaolo Piras, rispettivamente Segretario e presidente della Cna Sardegna - a partire da una legge urbanistica da correggere: no a incrementi volumetrici nei 300 metri dalla linea di battigia e nelle aree sottoposte a tutela. Gli standard fissati dal P.P.R. vanno rispettati e non debbono essere derogati".

No al cemento, quindi, e via libera a un turismo sostenibile e affrancato dall'immagine balneare dell'Isola, che possa lavorare a pieno regime oltre i 60 giorni registrati nel 2017. Poca roba rispetto ai 138 delle Baleari e i 210 di Malta.

Non trascurabile infine il fenomeno del sommerso: 100mila le case vacanza contate dalla Confederazione artigiana, che offrono 313 mila posti letto, 1,5 volte superiori a quelli delle strutture ufficiali.

"L'offerta ricettiva ufficiale risulta adeguata in termini quantitativi, rispetto ai competitor nazionali e internazionali, al livello di Creta o Algave, che però registrano il doppio di presenze annue della Sardegna. Se il sistema Sardegna operasse in termini di performance come le migliori regioni italiane, senza modificare l'offerta ricettiva attuale, potrebbe incrementare flussi turistici e valore aggiunto del 40%".
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