Case di Comunità e livelli minimi di assistenza sanitaria: il flop in Sardegna
Nell’Isola prevista l’attivazione di 50 strutture di assistenza territoriale, nessuna risulta operativa. E non si raggiungono gli obiettivi dei Lea per i pazientiDovrebbero essere 50 da attivare entro il 2026. Nessuna, in Sardegna, risulta operativa. Eppure le Case di Comunità – finanziate con 2 miliardi del Pnrr per tutta Italia - erano state descritte come cruciali per cercare di affrontare il dramma dell’assenza della medicina territoriale. Lo stallo sardo – e non solo – emerge da un’anticipazione del Sole 24 Ore sull’ultimo monitoraggio effettuato dal ministero della Salute, con aggiornamento a giugno.
L'Isola piange, ma il resto d'Italia non sorride: su 1420 case di comunità previste, solo 413 sono attive in tutta la Penisola (oltre la metà nella sola Lombardia). In 120 di queste non è ancora prevista la presenza di medici. In Sardegna, quindi, mancano del tutto quelle strutture che, aperte dalle 12 alle 24, dovrebbero garantire visite, esami, vaccinazioni e altre prestazioni di prevenzione.
E il sistema continua ad arrancare. L’ultimo monitoraggio dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) dice che da questa parte del Tirreno la situazione è critica sul fronte della prevenzione (46,55 punti quando la sufficienza è 60) e dell’area distrettuale (50,45 punti). Va meglio negli ospedali (69,11): è su questi che si scarica tutto il lavoro sanitario che dovrebbe essere distribuito, su varie fasi, in tutto il territorio. E il crash è vicino.
In Regione lo sanno: la Giunta ha parlato di sanità che non funziona. La soluzione trovata? Commissariare le aziende sanitarie. Ma anche questo passaggio pare essere lento: il tema, nonostante la proposta di legge approvata a Villa Devoto non è ancora all’ordine del giorno in Consiglio regionale.
(Unioneonline/E.Fr.)