Carbonia, scoppia la guerra delle bareProteste contro le agenzie funebri
Il sigillo delle bare non ha tenuto e il Comune ne ha imposto la sostituzione. Ma i parenti dei defunti si rifiutano di pagare per la nuova sepoltura, così hanno aperto un contenzioso con le agenzie funebriQuelle bare non andavano bene: dopo un certo tempo avevano ceduto e il Comune aveva addirittura dovuto transennare quella parte del cimitero. Le agenzie funebri erano state chiamate a sostituirle immediatamente. A spese di chi? Ovviamente dei parenti dei defunti a cui erano state destinate. I quali, però, non ne hanno voluto sentire. È finita a colpi di carta bollata.
Una guerra delle bare che probabilmente approderà in Tribunale.
PARTI IN CAUSA Da una parte cinque famiglie di Carbonia per nulla intenzionate ad accollarsi le spese per la sostituzione della bara dei loro cari defunti sostituita alcune settimane fa. Dall'altra, alcune agenzie funebri che invece sostengono di avere il diritto di essere pagate per il nuovo intervento. In mezzo il Comune che difende con documenti alla mano la qualità dei loculi utilizzati per le sepolture.
Nessuna delle parti pare disposta a cedere, così la vicenda, dai risvolti un po' macabri, è già finita in mano agli avvocati i quali stanno valutando le prossime mosse, tra cui la reciproca citazioni a giudizio.
Tutto ha avuto inizio poco meno di un mese fa, quando nel cimitero di Carbonia avviene uno spiacevole episodio. Dai alcuni colombari era stato notato uno scolo il cui odore (accentuato dal caldo asfissiante di luglio) lasciava pochi dubbi sull'origine: arrivava dai loculi. Non occorre un trattato di medicina per intuire che, in alcuni casi, il rilascio di liquidi è un fenomeno normale. Ma quello che, secondo i familiari dei defunti, non è normale è che i liquidi superino lo strato di zinco che chiude la bara.
RIESUMAZIONE Tuttavia, a prescindere da ciò, al Comune non era rimasto che transennare per alcuni giorni il settore del cimitero interessato disponendo la riesumazione delle salme che sono state adagiate in una nuova bara e subito inumate una seconda volta. L'operazione è stata fatta nel più breve tempo possibile. Bene, chi paga però? Le spese si aggirano infatti fra i cinque-seicento euro a sepoltura. È a questo punto che fra i familiari dei defunti e le agenzie funebri si è acceso un contenzioso che ha finito per coinvolgere i legali. «Abbiamo fondati motivi di ritenere - asserisce l'avvocato Pietro Paolo Pitzalis - che quelle bare non fossero adeguate, è risaputo che può verificarsi il rilancio di acidi corrosivi ma una cassa da morto deve essere a tenuta stagna ed evitare quindi la fuoriuscita di liquidi, ai nostri clienti pertanto abbiamo suggerito di sospendere il pagamento della prestazione: ipotizziamo un difetto di costruzione delle bare».
LE VERSIONI Dal canto loro, invece, le agenzie si difendono preannunciando altrettante azioni legali: «Anche noi ci tuteleremo nelle sedi opportune perché le bare erano perfettamente a norma - precisa Sergio Manca, agenzia Eden - la fuoriuscita di determinati liquidi è purtroppo un fatto da mettere in conto, basta informarsi e chiedere in tutti i cimiteri».
Il braccio di ferro ha finito per coinvolgere anche il Comune quando si è fatto largo il sospetto che i colombari non fossero stati realizzati secondo tutti i crismi. La replica dell'amministrazione non si è fatta attendere: «Non entriamo nel merito del contenzioso - taglia corto l'assessore ai Lavori pubblici Giacomo Guadagnini - ma una cosa è sicura: i loculi sono stati costruiti a regola d'arte e le certificazioni dell'Azienda sanitaria lo attestano, è capitato in passato che siano bastate minime imprecisioni per costringersi a rifare da capo i lavori».
ANDREA SCANO