Capo Mannu:«Giù le mani dal faro »Il Ministero vuole realizzare un hotel
Nel faro di Capo Mannu il ministero alla Difesa vorrebbe realizzare un hotel o alloggi per militari. Lettera del sottosegretario alla Difesa al sindaco: collaborate. Chessa: nascerà un museoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Un albergo vista mare, in un angolo di paradiso incontaminato. A Capo Mannu, punta estrema della costa di San Vero Milis: il faro che per anni ha dato le indicazioni a chi andava per mare potrebbe diventare una struttura ricettiva. Così almeno vorrebbe il Ministero della Difesa che, dopo le mire su quello dell'Asinara, ora punta sulla valorizzazione a fini turistici del faro di Capo Mannu. Un hotel a cinque stelle o forse si potrebbe anche dire "stellette": spicca anche l'ipotesi di realizzare alloggi militari. Peccato, però, che quel gioiello della costa occidentale sarda sia un sito di interesse comunitario, tutelato da vincoli che cozzano violentemente contro l'idea di espansione turistica. E l'amministrazione comunale annuncia battaglia.
IL MINISTERO La comunicazione firmata dal sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto è arrivata nei giorni scorsi negli uffici del sindaco Antonello Chessa. Viene annunciato «un programma di valorizzazione di carattere turistico - alberghiero che interesserà il faro e che potrebbe portare alla sua alienazione». Tra le ipotesi anche quella di realizzare strutture che possano soddisfare «le esigenze infrastrutturali e di alloggi per i militari». Nella lettera, il sottosegretario chiede al sindaco una collaborazione istituzionale, ricordando che il ministero ha già avviato un piano di valorizzazione dei beni demaniali. Un programma che però ha scatenato aspre polemiche per il faro dell'Asinara e che ne innescherà altre per l'Oristanese.
IL FARO La struttura solo in parte è di proprietà del Demanio militare, per il resto è civile. Ma sorge in un'area comunale e «noi vantiamo i nostri diritti, siamo in qualche maniera comproprietari» ha rimarcato il sindaco Antonello Chessa. Una zona di altissimo valore ambientale che rientra in un parco comunale sottoposto a vincoli precisi «si tratta di un Sito di interesse comunitario» ha spiegato l'assessore alla Pianificazione territoriale Ivo Serafino. Una zona che non può subire modifiche «se non per usi di tutela e protezione - ha precisato Alfonso Stiglitz, archeologo e funzionario del Comune - è inserito anche nel piano di gestione delle aree Sic». Da decenni l'amministrazione comunale va chiedendo al Ministero l'assegnazione del faro di Capo Mannu. Richiesta rinnovata qualche anno fa anche alla Regione, ma dopo i primi segnali positivi (si era parlato di una dismissione a favore del Comune), la pratica si è smarrita in qualche cassetto e tutto si è fermato.
IL COMUNE Eppure il Comune di San Vero ha grandi progetti per il faro. «Nelle nostre intenzioni c'è quella di allestire al faro la sezione naturalistica del museo del Sinis settentrionale - ha aggiunto il sindaco - ma abbiamo anche un progetto più ampio di valorizzazione delle torri costiere». Programmi che vanno in una direzione opposta a quella della valorizzazione pensata dal Ministero. E l'amministrazione va all'attacco, si sta preparando un'opposizione che si basa su un dato di fatto: il faro è in un'area tutelata. «Noi non rinunceremo mai ai nostri progetti e non accetteremo questa proposta - ha ribadito Chessa- Non ci sarà mai la nostra disponibilità, ci opporremo in tutti i modi a questa idea assurda».
LE REAZIONI Immediate le prese di posizione. Il capogruppo del Pd Mario Bruno e il consigliere regionale Gianvalerio Sanna invitano «il presidente della Regione a pretendere che i beni non più funzionali all'interesse nazionale e alla difesa dello Stato, come il faro dell'Asinara e quello di Capo Mannu, vengano immediatamente trasferiti alla Regione». I due ricordano in una nota che «lo Stato, compreso il ministero della Difesa, non ha nessun potere sui beni della Sardegna - vanno avanti - Il presidente Cappellacci completi il lavoro avviato nella scorsa legislatura e trasferisca, al più presto, i beni passati dallo Stato alla Regione agli enti locali, con un progetto condiviso di riqualificazione».
VALERIA PINNA