Cala il numero dei decessi in Sardegna, ma il totale resta ancora decisamente sopra la media degli anni precedenti la pandemia di Covid-19.

Il Cagliaritano, inoltre, è la provincia italiana dove si registra il più sensibile aumento dei decessi tra 2021 e 2023 (+6,2%) ed è anche l’unica con il segno “più”, assieme a quelle di Bergamo (+3,6%), Verbano-Cusio-Ossola (+2,9%) e Terni (+0,7%). Per tutte le altre province italiane i decessi 2021-2023 hanno fatto registrare invece una diminuzione. 

Lo rivela l’Istat, che ha appena aggiornato il suo database sulla mortalità in Italia per gli anni 2015-2023.

Guardando ai numeri, lo scorso anno nell’Isola sono decedute in totale 18.563 persone, contro le 20.524 del 2022, le 18.785 del 2021 e le 18.994 del 2020.

Totali, come detto, ben superiori (+10,3%) al periodo pre-pandemia, basti pensare che nel 2019 i decessi totali nell’Isola furono 17.206 e l’anno precedente 16.783, mentre la media degli anni 2015-2019 era di 16.836. 

I dati relativi alla provincia di Cagliari (Istat)
I dati relativi alla provincia di Cagliari (Istat)

I dati relativi alla provincia di Cagliari (Istat)

A livello nazionale, invece, i decessi totali sono tornati nel 2023 al di sotto di quelli degli anni pandemici: in totale nel nostro Paese sono morte 664.515 persone, contro le 713.499 del 2022, le 709.035 del 2021 e le 746.146 del 2020. Nel 2019 i decessi totali in Italia erano stati invece 664.146.

Quanto alle cause di morte, in attesa dei dati aggiornati Istat, uno studio presentato da Isde Sardegna nel 2022 segnalava che nell’Isola, «si muore per tumori, malattie cardiovascolari e respiratorie, ma preoccupano i dati della mortalità nelle zone ad alto inquinamento e la mancanza di screening e prevenzione».

Lo studio Isde sottolineava in particolare «gli eccessi di mortalità̀ nell’intera Sardegna per tumori oggetto di screening (tumore del seno nelle donne e tumore del colon nella popolazione totale), gli eccessi di mortalità̀ per infarto in entrambi i generi nell’insieme dei Comuni di piccole dimensioni», auspicando che i dati potessero «guidare le scelte di sanità pubblica nel dimensionamento dell’offerta dei servizi e nelle misure di prevenzione».

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