«Lo giuro davanti a tutti, non volevo uccidere. Non l’ho voluto mai. Chiedo scusa a tutti. Mi dispiace».

Finisce così lo scritto consegnato da Yari Fa al giudice Luca Melis, prima della sentenza che lo ha condannato a 10 anni e 8 mesi per l’omicidio di Fabio Piga, commesso a Cagliari nel 2024. Dichiarazioni spontanee messe nero su bianco, come ha chiarito poi il suo avvocato, perché non riusciva a parlare.

«Ho sempre rispettato il processo e ho ascoltato tutto in silenzio», si legge nel documento, «è stato detto tutto su di me, sul mio passato e i miei problemi. Ho ascoltato tutto. Sono stato descritto come privo di controllo».

Poi le scuse. «Mi dispiace immensamente per l’accaduto – prosegue Yari Fa – non c’è giorno che non ci pensi. Non c’è notte che non mi addormenti pensando a quella sera. Ogni sera penso di aver finito i rimorsi e prego, ma il giorno dopo ne ho ancora di più».

Il ventenne svela di non essere riuscito a scrivere ai genitori dell’uomo che ha ucciso. «Non ho avuto il coraggio di scrivere alla famiglia di Fabio Piga - continua – non ce l’ho fatta. Penso sempre che delle mie scuse non saprebbero che farsene e che sarebbe meglio il mio silenzio. Ma devono sapere che quella sera non volevo uccidere nessuno e mi sarei tagliato la mano prima di afferrare il coltello se avessi saputo come andava a finire. Ho colpito alla cieca, avevo paura. Avevo di fronte a me un uomo infinitamente più alto e forte, ero solo e volavo da una parte all’altra. Fare male si, spaventare si, ma solo per andare via e non farmi picchiare ancora. Lo giuro davanti a tutti: non volevo uccidere».

Le scuse restano, ma a onor del vero bisogna ribadire che, almeno in questo giudizio di primo grado, la sentenza racconta tutta un’altra verità.

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