È l’acqua l’osservata speciale nell’indagine sulle cause dei cedimenti, sempre più evidenti e pericolosi, che rischiano di far crollare alcuni palazzi tra via Dettori e piazza Aramu, nel quartiere della Marina, a Cagliari. E non è un modo di dire: una ditta specializzata, incaricata da un condominio coinvolto,  ha inviato nel sottosuolo un Rov – una sorta di drone subacqueo con videocamera – che ha ripreso un piccolo fiume sotterraneo e, a monte, una condotta rotta con una grossa perdita. 

Quel flusso ha scavato fino a minare le fondamenta degli edifici di tutta la strada, facendo aprire crepe su pareti e facciate che sono aumentate di spessore e numero con il passare delle ore? Di certo l’acqua ha avuto un ruolo.

ABBANOA. Durante il sopralluogo erano presenti anche i tecnici di Abbanoa. E dalla società di gestione del servizio idrico fanno sapere che il tubo rotto c’è, è vero, la perdita pure. «Ma sono conseguenza e non causa del cedimento». Quindi, per i responsabili della Spa dell’acqua, le cause sono da cercare altrove. Resta da capire quando quella condotta si sia rotta. E se c’è un monitoraggio della differenza tra liquido immesso in rete e consumi: da lì si potrebbe calcolare la portata della perdita. In un sistema che, per ammissione della stessa Regione, in tutta la Sardegna disperde nel terreno 138 milioni di metri cubi su 250 erogati. 

IL CONTENZIOSO. Il primo sgombero risale a venerdì notte, quando sono comparse le prime fenditure. Sono stati chiusi tre locali e tredici persone sono state costrette a trascorrere la notte lontano dalle case a rischio. Con il passare delle ore, e poi dei giorni, gli ulteriori sopralluoghi hanno fatto emergere l’estensione dei danni, che hanno coinvolto tutti i palazzi di via Dettori, a partire da piazza Savoia, e anche l’ultimo all’angolo con piazza Aramu, a ridosso del McDonald’s. Tutto transennato, con  vigili del fuoco e protezione civile comunale al lavoro. Questa mattina ulteriori spaccature sono comparse sulle facciate, mentre alcune attività al piano terra sono rimaste sbarrate: impossibile aprire i cancelli, le aperture si sono deformate. Ci sono locali pubblici fermi e residenti senza casa. Il Comune, stando a quanto trapela, dovrebbe farsi carico delle prime spese per la messa in sicurezza. Le modalità devono ancora essere stabilite. Abbanoa già si chiama fuori. Chi conosce il quartiere sostiene che in quella zona ci sono, o c’erano fino a non troppo tempo fa, interi edifici non allacciati alle fogne. Come andrà a finire è difficile da prevedere. Ma sembra imminente un contenzioso su cifre importanti. E nessuno si arrischia a parlare di tempi. 

Enrico Fresu 

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