«Noi siamo attività destinate a essere sacrificate. Se ci va bene, sopravviviamo. Ma se ci va male che si fa? Andiamo in piazza a spacciare?».

C’è rabbia, paura e frustrazione nelle parole di Stefano Sandali, uno dei titolari di Verdeacqua, il negozio di articoli per il giardinaggio che si affaccia su viale Trieste, da oggi chiuso al traffico nel tratto che va da piazza del Carmine a via Caprera. E mentre Cagliari si prepara a un restyling profondo della sua immagine, decine di attività si preparano a chiudere le serrande dopo una giornata «fallimentare. Ci siamo ritrovati a lavorare in una via chiusa al traffico e ai clienti, dove si potrà solo passare a piedi – continua Sandali –. Ma ci preoccupa la primavera in corso, perché questo è il periodo dell’anno in cui lavoriamo meglio». E se all’inizio il piano B sarà quello di attingere ai risparmi, alla fine «dovremo fare i conti con i fornitori da pagare. Se i soldi non dovessero bastare? Non ci voglio neanche pensare», conclude il negoziante. E basta un’occhiata sulla strada deserta per notare che «qui non passa nessuno. Stamattina sono entrati due o tre clienti, ma la sera è stata davvero un buco nell’acqua: non abbiamo battuto neanche uno scontrino. Ci sentiamo come al 41bis, chiusi con queste inferriate», commenta Italo Sulliotti, che da 61 anni accoglie i suoi clienti di fiducia, alla ricerca di dolci e liquori di qualità.

Addio dunque alle tanto odiate “doppie file” di chi, per un acquisto al volo, lasciava la macchina con le 4 frecce accese ma che, facendo così, «ci assicurava lo stipendio. Io ho un dipendente, per ora è in ferie ma poi dovrò valutare una soluzione alternativa», ammette Sugliotti. E se le buste paga sono una grossa preoccupazione, lo sono anche i tanti «reperti archeologici che gli operai potrebbero trovare tra uno scavo e l’altro. Bloccherebbero tutto, non possiamo permettercelo. Per noi anche un mese può fare la differenza», dice Bruno Carta, che dall’uscio del suo “Emporio Agrario” osserva la strada e i pochi passanti. «Non tutti se la sentono di venire sin qui: molti pensano che sia tutto sbarrato. Ma un corridoio pedonale c’è». Occhio vigile (e preoccupato) anche quello di Gianluca Mulas, di “Malf centro pelle”, secondo cui «dovrebbero tenere chiuso per 4 mesi ma secondo me ci sono pochi operai. 4 o 5 persone non basteranno per terminare tutto entro il tempo limite». Ma per una valutazione più precisa «aspetteremo al fine settimana, oggi è lunedì. Magari le cose andranno diversamente, ci speriamo tutti».

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