Viale Colombo si è riempito di studentesse e studenti, genitori, insegnanti e cittadini. Un cordone umano a occupare simbolicamente le strisce pedonali, come a voler proteggere con il proprio corpo quello che i semafori non riescono a difendere.

La marcia accompagnata da fischietti, voci, rumore serve «per farsi sentire, per rompere quel silenzio assordante delle istituzioni» a poche settimane dalla tragica morte di Beatrice Loi, la giovane studentessa investita proprio su quelle strisce mentre si recava a scuola.

A organizzare la manifestazione gli studenti del Liceo Alberti che hanno coinvolto i compagni delle altre scuole cagliaritane. Chiedono di non dover rischiare la vita per un diritto fondamentale: andare a scuola in sicurezza. E questa volta, non accetteranno di essere ignorati.

Ogni mattina, esitano davanti alle strisce pedonali, il cuore in gola, mentre le auto sfrecciano senza rallentare. Sembrerebbe una scena surreale, eppure è la realtà quotidiana per i ragazzi e le ragazze che frequentano le scuole del capoluogo.

«Quanto vale la sicurezza di uno studente?» è la domanda che lanciano come un’accusa verso il Comune e le istituzioni, stanchi di richieste ignorate e promesse mancate.

Un dosso, un semaforo, persino un nonno vigile: strumenti semplici che potrebbero fare la differenza tra una giornata di lezioni e un titolo di cronaca nera. Ma nulla ancora è stato fatto. Ed è proprio per questo che oggi sono scesi in piazza. Non solo per loro stessi, ma per tutti i cittadini.

Viale Colombo, la strada che si snoda proprio davanti all’Istituto Alberti, è diventata il simbolo di questa battaglia. Ogni attraversamento è un salto nel vuoto, ogni arrivo a scuola sembra una fortuna più che una certezza. Da anni, gli studenti raccontano di auto che ignorano le strisce, di velocità folli che trasformano un semplice marciapiede in un campo minato.

«Non vogliamo finire sui prossimi titoli di cronaca», dicono con voce ferma.

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