La sala vibra di voci, lingue e canti diversi, mentre le speranze di tanti si intrecciano in un unico, profondo messaggio: l’accoglienza come ponte tra culture.

È questa l’atmosfera dell’incontro natalizio tra l’arcivescovo di Cagliari, Giuseppe Baturi e le comunità di migranti della diocesi, organizzato da Migrantes e Caritas. Un appuntamento che, da cinque anni, trasforma lo scambio di auguri in un momento di condivisione e integrazione.
Oltre quaranta rappresentanti, provenienti da Paesi diversi, si sono ritrovati nell’Aula Magna della Curia arcivescovile. «Siamo pellegrini in cerca di pace e giustizia», ha detto Baturi, sottolineando come la Chiesa sia una compagna di viaggio per chi fugge dalla guerra, dalla povertà e dall’ingiustizia.
C’è Vicky, della comunità pakistana, che racconta con dignità il dramma di chi ha lasciato tutto alle spalle per sfuggire a fame e terrorismo. C’è Mohamed, arrivato dalla Palestina, che si commuove alla sola domanda su Gaza e rivolge lo sguardo al cielo. Poi la comunità ucraina, che emoziona con i suoi canti e un presepe vivente intriso di tradizione. Ivan, al pianoforte, suona note che superano ogni confine.
Non mancano i gesti simbolici. L’arcivescovo ha donato ai presenti un Tau in legno d’ulivo, segno di pace e unità, mentre i più piccoli hanno ricevuto dolci e caramelle. «Questi momenti di incontro – ha aggiunto il diacono Enrico Porru presidente di Migrantes – creano spazi di fiducia, conforto e inclusione per chi si trova a ricostruire la propria vita lontano da casa».
Accanto alla Chiesa, anche il Comune di Cagliari rinnova il suo impegno. «La diversità è una ricchezza – ha affermato l’assessora alle politiche sociali Anna Puddu – insieme possiamo costruire una comunità più forte e accogliente».

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