"Test per chi parte dall'Isola", è guerra tra Lazio e Sardegna
"Una bomba virale dalla Sardegna". "Non siamo untori"Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Sempre più contagi in Sardegna, ma anche dalla Sardegna. Molti casi riguardano il Lazio, dove negli ultimi giorni decine di positivi sono sbarcati dall'Isola, compresi il portiere Mirante e due giocatori della Primavera dell'AS Roma.
Ancora oggi, 20 agosto, il bollettino regionale del Lazio registra 115 casi, di questi "il 73% d'importazione e il 37% dai rientri dalla sola Sardegna".
E l'assessore alla Sanità della Regione guidata da Nicola Zingaretti, Alessio D'Amato, lancia l'allarme.
"Il mancato rispetto delle regole nei locali della movida in Sardegna rischia di far esplodere una bomba virale", avverte. "Ci aspettiamo un considerevole aumento dei casi ed è in corso una grande azione di tracciamento. Voglio rassicurare che abbiamo in atto comunque un sistema di controllo e monitoraggio in grado di rispondere con tempestività. Solo negli ultimi tre giorni sono stati effettuati oltre 7.700 test nei drive-in un lavoro straordinario e ringrazio i nostri operatori che stanno agendo con grande professionalità. Se si fossero rispettate le regole minime non si sarebbe creata questa situazione. Torno a ribadire che sono necessari i test agli imbarchi dalla Sardegna".
E mentre si parla di lockdown per l'Isola, in realtà al momento paventato solo da alcuni organi di stampa e non dal governo, né tantomeno da altre istituzioni locali, la politica sarda risponde in maniera univoca.
LA REPLICA DELL'ASSESSORE - "E' incomprensibile e inaccettabile che qualcuno continui con insistenza a puntare il dito contro la nostra Isola", replica l'assessore Mario Nieddu al collega laziale.
"Grazie alle misure messe in campo e alla responsabilità dei sardi, siamo riusciti a ridurre a un valore prossimo allo zero la circolazione del virus nella nostra regione", prosegue l'esponente della Giunta Solinas. "I casi accertati nelle ultime settimane - precisa - sono tutti d'importazione, cioè riconducibili a contagi avvenuti fuori Sardegna o a migranti arrivati sulle nostre coste, nonostante l'allarme lanciato dalla Regione affinché fossero impediti gli sbarchi clandestini. L'attività di tracciamento e l'isolamento dei contatti dei casi positivi è sempre stata portata avanti con grande professionalità e scrupolo dai nostri sanitari, per garantire la sicurezza dei cittadini".
Quindi, continua Nieddu, "indicare la Sardegna come un pericolo per le altre Regioni al punto di invocare test per chi parte dall'Isola, non solo non rispecchia la situazione epidemiologica del nostro territorio, ma è profondamente ingiusto nei confronti di una terra che ha combattuto con forza il virus, anche a costo di grandi sacrifici, non accettiamo di essere bollati come untori".
PAIS - Sul "caso" Sardegna interviene anche il presidente del Consiglio regionale Michele Pais: "Abbiamo cercato per mesi di proteggere l'isola e la sua economia e oggi ci accusano di contagiare mezza Italia".
"Gran parte dei 37 casi di ieri non riguardano sardi o residenti", precisa, ricordando quando a maggio "il Presidente della Regione aveva prospettato i test in entrata alla Sardegna che il governo aveva bocciato come incostituzionali".
ROMINA MURA (PD) - "Nessuno vuole chiudere la Sardegna", precisa invece la deputata Pd Romina Mura. "Da stamattina assistiamo a un susseguirsi di dichiarazioni di esponenti del centrodestra sardo su una fantomatica chiusura. I focolai sono sotto controllo, come dice l'Ats, e il governo non solo non ha mai dichiarato di voler chiudere l'Isola ma sta lavorando perché le scuole e gli altri spazi di socialità riaprano al più presto".
Poi l'affondo: "La maggioranza sardo-leghista diffonde il panico invece di occuparsi dei problemi, è davvero incomprensibile questo attegiamento. Ricordo che gli unici assembramenti che hanno favorito il contagio in Sardegna sono stati autorizzati dalla Giunta Solinas e non dal governo che, insieme ai sindaci, è intervenuto chiudendo le discoteche".
(Unioneonline/L)