Sarebbero l'Oristanese, il Sulcis e il Cagliaritano a pagare il prezzo più alto del riscaldamento della terra in atto da decenni soprattutto a causa dell'emissione di gas serra nell'atmosfera e della deforestazione.

Lo si evince da una simulazione di Climate central, autorevole società statunitense che si occupa di ricerche scientifiche sull'impatto dei cambiamenti climatici sul mondo.

La società ha fatto un'analisi globale della terra ed ha messo on line delle simulazioni attendibili su come cambieranno soprattutto le zone costiere con il sollevamento del mare che porterebbe a sommergere parte delle città più vicine alla costa.

Ai ritmi attuali, la crescita delle temperature nei prossimi anni potrebbe essere almeno di 0,2 gradi per decennio e raggiungere tra 1,8 e 4 gradi centigradi di aumento globale alla fine del Ventunesimo secolo.

Un tale riscaldamento comporterebbe l’estinzione di molte specie animali e vegetali e lo sconvolgimento dei territori costieri e dell’assetto climatico così come lo conosciamo.

CHE COSA CAMBIEREBBE IN SARDEGNA - In Sardegna a farne maggiormente le spese sarebbero Cagliari e l'area a ovest del Capoluogo parte del Sulcis e l'Oristanese.

Se la temperatura si innalzerà di un altro grado (rispetto alla fine dell’Ottocento la Terra è oggi più calda di circa 0,7 gradi) rischierebbero di essere sommersi parte della città, Monserrato, Assemini, Decimomannu e l'avanzata del mare sarebbe maggiore in caso di innalzamento della temperatura di quattro gradi.

Nel Sulcis a rischio le isole di San Pietro e Sant'Antioco e tra i Comuni Porto Pino, San Giovanni Suergiu, Portoscuso.

Nell'Oristanese a farne le spese potrebbero essere Marceddì, Oristano, Torre Grande, San Giovanni di Sinis.

I DATI DI GREENPEACE - Secondo quanto riporta Greenpeace, "il 2010 è stato l’anno più caldo da quando si effettuano misurazioni scientifiche globali (metà Ottocento). E lo stesso vale per il decennio 2001-2010, che ha visto le più alte temperature dei tempi moderni, superando l’ultimo decennio del Ventesimo secolo. Il riscaldamento è stato particolarmente forte in Africa, in alcune aree dell'Asia e dell'Artico, dove alcune regioni hanno assistito a un rialzo termico tra 1,2 e 1,4 gradi rispetto alla media storica".

"Nel dicembre 2010", rileva ancora Greenpeace, "la banchisa polare artica ha raggiunto il minimo mensile storico con una superficie di 12 milioni di chilometri quadrati, 1,35 milioni sotto la media di dicembre del periodo 1979-2000".
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