Sono state profanate altre tombe per rubare oro e preziosi? Si è trattato di un episodio isolato? Oppure dietro c’è una finalità diversa da quella del furto? Queste le inquietanti domande a cui stanno cercando di dare una risposta gli investigatori della Squadra Mobile, al lavoro su quanto accaduto la scorsa settimana nel cimitero di San Michele.

Per ora sono quattro le bare aperte: un lavoro da professionisti, perché dopo la rimozione della lastra in marmo, è stata buttata giù la parete di cemento, aperta la bara, danneggiandola, per poi risistemare la copertura nel tentativo di non far notare nulla. Le tombe profanate, distanti tra loro, appartengono tutte a defunti riconducibili a uno stesso nucleo familiare di cittadini bosniaci della comunità rom da tantissimi anni residenti nel Cagliaritano.

Saltana Ahmetovic, rappresentante della comunità rom a Cagliari
Saltana Ahmetovic, rappresentante della comunità rom a Cagliari
Saltana Ahmetovic, rappresentante della comunità rom a Cagliari

«Facciamo un appello a tutti i sardi che hanno un loro caro sepolto nel cimitero di San Michele: verificate che non ci sia nulla di strano nella tomba. E in caso di sospetti rivolgetevi alle forze dell’ordine. Quanto accaduto a noi potrebbe essere successo anche ad altre persone», sottolinea Saltana Ahmetovic, rappresentante della comunità rom a Cagliari.

L’intoppo

L’allarme è scattato quando qualcuno ha notato una bara in parte fuori dal loculo, rimasto senza lastra di marmo. Quasi certamente chi ha pianificato il colpo all’interno del cimitero, dopo aver profanato tre bare si è trovato davanti a un intoppo: il gruppo (perché l’ipotesi degli inquirenti è che abbaino agito più persone) non è riuscito a rimettere nel loculo la bara, lasciando così le tracce del blitz

La bara rimasta fuori dal loculo al cimitero di San Michele, dopo essere stata profanata
La bara rimasta fuori dal loculo al cimitero di San Michele, dopo essere stata profanata
La bara rimasta fuori dal loculo al cimitero di San Michele, dopo essere stata profanata

Tutti i dettagli nell'articolo di Matteo Vercelli su L’Unione Sarda in edicola e sull’edizione digitale

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