I posti letto non bastavano prima del Covid: già allora erano al di sotto dei parametri imposti dai decreti ministeriali.  Si sono ridotti durante la pandemia. Passata l’emergenza virus la situazione è addirittura peggiorata, perché c’è la pressione dei pazienti delle altre province che vengono riversati sul capoluogo. E con l’imminente riorganizzazione dei reparti si profilano scenari da collasso del sistema. 

A lanciare l’allarme sulle condizioni della rete traumatologica dell’area metropolitana di Cagliari è Emanuele Cabras, dirigente, ortopedico, delegato al Brotzu del Cimo, sindacato dei medici. Quello inviato ai vertici dell’Arnas è un documento circostanziato, che si fonda su numeri che sembrano in caduta libera. 

Prima della rivoluzione imposta dalla pandemia, nell'area vasta di Cagliari erano presenti quattro strutture (unità operative complesse) di area ortopedico-traumatologica. C’era l’Ortopedia del Brotzu, «prevalentemente dedicata alla patologia complessa, al politrauma e alla traumatologia pediatrica»: 18 posti letto. Erano operative la  clinica Ortopedica universitaria  e Ortopedia e microchirurgia ricostruttiva, entrambe al Marino: 66 posti letto in tutto. In più c’erano altri 24 letti nell’Unità operativa complessa di Traumatologia e Ortopedia del Santissima Trinità. Per un totale di 108 posti. 

Già con queste disponibilità il sistema «operava in condizioni di difficoltà legate alla mancata predisposizione di una rete e dalla esigua disponibilità di sedute operatorie che sono sempre state l’imbuto che ha condizionato le performance dei reparti chirurgici», sottolinea Cabras. Che fornisce anche un altro numero: il Dm 70 del 2015, che stabilisce tetti minimi e massimi, «prevedeva per l’area vasta di Cagliari 132 posti letto di Traumatologia nelle strutture pubbliche». Quindi il circuito del Cagliaritano non era in regola. Poi è arrivato il Covid, con la rivoluzione dei reparti. Dopo le macerie lasciate dal virus «attualmente i posti letto pubblici nell’area vasta di Cagliari sono 74 (+ 7 brande al Brotzu), a fronte dei 108 del 2019 e dei 132 previsti dal DM 70», scrive il rappresentante dei medici. 

Oltre ai numeri, c’è il contesto: «La situazione di stress di questa “rete traumatologica” cittadina», avverte Cabras, «è aggravata dalla crisi delle unità operative delle province limitrofe (in particolare Oristano, Nuoro, Lanusei e Sulcis), nonché dalla chiusura di un Pronto soccorso (Ospedale Marino) nell’area vasta. La carenza di organico medico e infermieristico in periferia ha reso impossibile per queste unità operative, di dare risposte ai pazienti, che afferiscono dalle aree di competenza. Questi pazienti inevitabilmente si riversano nell’area vasta di Cagliari (e sulla nostra azienda in particolare)». Quindi sul Brotzu. 

Finita? No. Perché c’è anche il problema della carenza del personale specializzato: «La pandemia causata da Sars CoV2», è la denuncia, «ha accelerato il pensionamento di molti specialisti del settore, operanti nelle strutture ospedaliere, non sostituiti per motivi legati alla sostanziale carenza di neo-specialisti e a problemi nella gestione dei concorsi. La risultante è un progressivo impoverimento degli organici». 

A tutto questo, che sembrerebbe sufficiente a togliere il sonno a chi se ne deve occupare e a chi lavora nel settore, si aggiunge la  «imminente apertura della Struttura complessa di Chirurgia della Mano, con annessa chiusura del reparto di Ortopedia 2. Tale riorganizzazione avverrebbe con la decurtazione di diversi posti letto in favore dell’apertura di una struttura di Chirurgia Maxillo facciale». Quindi: i letti a disposizione saranno sempre meno. E già ora hanno tassi di occupazione del 125%, con un aumento esponenziale dei rischi di errori medici. 

Cabras si rivolge alla Dg Agnese Foddis e ai direttori sanitario (Raimondo Pinna) e amministrativo (Ennio Filigheddu) «per chiarire i punti elencati e

individuare possibili provvedimenti da adottare al fine di fornire risposte al personale, già così significativamente provato, e alle crescenti esigenze dell’utenza». 

 

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