Lo skyline notturno di Ginevra, lago, luci e fantasmagorici scenari da mille e una notte, campeggia altezzoso nella home page dei novelli messia della Valle del Tirso. Dalla capitale finanziaria della Svizzera più occidentale, regno dei segreti bancari più inespugnabili dell'Europa geografica, traguardano le ciminiere spente della Piana più offesa dell'Isola dei Nuraghi. Imbattersi nei meandri dei caveau finanziari d'oltralpe è come inseguire l'inquinamento delle falde acquifere dell'Enichem di Ottana: sai che il sottosuolo è devastato da ogni genere di veleno ma quando lo vanno a cercare non lo trovano mai. Misteri di una devastazione segnata nei decenni da una spudorata negligenza di Stato e non solo. Qui, ad Ottana, non si respira aria di ribellione. Ne hanno visto di ogni colore, hanno assistito a ruspe di Stato che scavavano e interravano di tutto e di più, a società fantasma che si presentavano con i progetti più strampalati e ricevevano in cambio fiumi di denaro gratuito, a fondo perduto. Perduto, per sempre.

Miracoli e Re Magi

La diffidenza, in questa terra seviziata da profittatori e inquinatori, è quasi una metamorfosi genetica. La disperazione di un futuro che non si intravvede, però, non ha spento il via vai di Re Magi carichi di miracolistiche soluzioni in cambio di incentivi milionari. In Svizzera lo sanno bene: in Italia, in Sardegna e nella piana di Ottana cercano investitori pronti a riprendere per mano quell'area industriale trasformata in un cimitero come pochi. Del resto, se sono state finanziate fabbriche che fantasticavano la produzione di macchine ad aria compressa, se si sono riempite di denari società farmaceutiche che non hanno mai prodotto una tisana, non si intravvede alcun limite a questa forsennata rincorsa all'incentivo di Stato, accompagnato da un cospicuo contributo da mettere in bisaccia ancor prima di iniziare a produrre. Ogni proposta, in questa valle di lacrime e di serrande divelte dal vento, diventa speranza. Come lo è stata la fabbrica che produceva la plastica per imbottigliare l'acqua o quella che produceva il tessuto tipico dei pantaloni dei figli dei fiori. Toccata e fuga, illusione collettiva, devastazione ambientale e deserto lavorativo. Non è un caso che, nel silenzio imperturbabile di questa landa desolata, ogni tanto qualcuno varchi l'altra sponda del grande fiume della Sardegna per presentare progetti tanto altisonanti quanto miracolistici. La speranza, il più delle volte, è che il borsellino di Stato possa ancora elargire denaro a buon mercato in cambio di sogni e velleitarie promesse. Le brochure in questi anni si sono sprecate. Quattro slide, colori, fotografie, grafici e sigle da jet set. Nei giorni scorsi ad Ottana è sbarcata una comitiva double face. Inviati dalla terra dei tortellini e da quella della cioccolata, un po' bolognese, un po' svizzera. Il capitale a dire il vero è tutto elvetico. La società capofila al posto del nome ha tutto un programma: Enoil Bioenergies. Sede centrale in Quai Gustave-Ador 54, a Ginevra. Un palazzo senza insegne, un campanello con codice numerico. Se conosci la password puoi suonare oppure farti un giro sul lago di Lemano, una sorta di Omodeo nel cuore della Svizzera francese.

Ginevra & Marzabotto

I tracciati finanziari dicono che è proprietaria del 100% di Enoil Bioenergies Italy, una società per azioni con sede in una rupestre stradina periferica di Marzabotto, al numero 6 di una poco scaramantica via Torrenera. Nel frontespizio della registrazione non si fa mistero della missione: Biotecnologie Avanzate ed Energie Rinnovabili. Nel registro dei dati societari si racconta di un inizio attività nel 2017, ma lo statino dei lavoratori assunti segna ancora uno zero tutto tondo. Del resto il management delegato si è insediato appena il 22 gennaio scorso. A capo della società ci sono due pezzi forti, uno pugliese e un veneziano. Il primo, Giovanni Colangelo ha preso i natali a Gravina in Puglia, il secondo Maurizio Caroldi nella città dei dogi. A tenere in piedi il ponte con la Svizzera è quest'ultimo che risulta l'amministratore delegato anche della holding svizzera che detiene l'intero capitale della società italiana.

Sbarco segreto

Lo sbarco nella Valle del Tirso è segreto. Nessuno ne parla, se non sottovoce. Il progetto, però, 65 pagine di proclami ambientalisti, colori e tecnologie racconta a piene mani il dogma del miracolo preannunciato. La premessa è da restare ammaliati: la nostra società sta creando progetti di bioenergia e biotecnologia bancabili, redditizi e sostenibili e funge da incubatore per progetti di qualità o ricerca negli stessi settori. Il mago universale arrossirebbe davanti a cotanta miracolosa produzione: «Contribuiamo alla bioeconomia creando processi di produzione a emissioni zero ed energia rinnovabile per produrre energia e materiali di consumo sostenibili, certificati di alta qualità per una migliore nutrizione, salute e benessere». Di tutto e di più. In realtà il progetto Ottana, quello presentato in gran segreto nel palazzo comunale qualche giorno fa, racconta tutto in pochissime righe: «Costruzione di un impianto di coltura intensiva di H. Pluvialis per la produzione di Astaxantina di grado farmaceutico. Oltre alla produzione di Astaxantina l'impianto, se necessario, potrà produrre anche Spirulina e Clorella. L'impianto prevede l'installazione di 600 fotobioreattori da 1200 litri. Costo dell'investimento 14 milioni di euro». Il progetto non si ferma alle miracolistiche alghe ma annuncia un avveniristico impianto per la «Produzione di energia elettrica da biomassa algale. La centrale sarà realizzata ad Ottana, Sardegna e avrà una potenza di 40 Megawatt. Oltre alla centrale elettrica il progetto prevede la produzione di vari prodotti da microalghe».

Alghe & serre

Non lo dicono ma, per lo stesso progetto, proposto a Bologna, parlano della costruzione di un impianto in serra fotovoltaica di coltura intensiva delle stesse alghe. Ed è qui il dilemma in questa terra promessa: Spirulina o pannelli fotovoltaici produci incentivi milionari? In ambienti riservati la stima fatta è di 150 ettari di terreni necessari per questa intrapresa di alghe e energia. Per adesso, sempre in silenzio, tanto per non restare con le mani in mano, ed evitare di passare come forestieri, è stata già registrata una società a responsabilità limitata con il nome emblematico: Algae Plus Sardegna. Otto mesi di vita appena, registrata il 13 febbraio scorso, con sede legale a Marzabotto, ma con una sede secondaria a Nuoro, al numero 28 di via Alghero. La titolarità anche in questo caso è tutta Svizzera. Nella holding non fanno mistero della visione strategica: operazione commerciale e finanziaria, direttamente correlata alle energie rinnovabili, mobilità elettrica, biocarburanti, agricoltura biofortificata e prodotti sostenibili.

Fertilità plurima

E siccome siamo in tema di miracoli nel progetto si esplicita: l'Astaxantina, un'alga verde unicellulare che si moltiplica alla velocità della luce dentro questi fotobioreattori, ha potenti proprietà antiossidanti e dai molteplici impieghi, dal Morbo di Alzheimer al Parkinson, malattie infiammatorie, virali croniche ed autoimmuni, persino il miglioramento della fertilità maschile. Peccato che il Decreto interministeriale sulla promozione dell'uso del biometano abbia previsto un incentivo milionario, tramite il GSE, per la produzione di biocarburanti ricavati proprio dalle microalghe coltivate in fotobioreattori. Benvenuti nella valle del Tirso, quella della Spirulina.

Mauro Pili
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